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Napoli, la banda dei carabinieri: accordo con un pizzaiolo per il colpo alle Poste. I nomi

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Avevano messo su una vera e propria banda per commettere quella rapina. I due carabinieri, in accordo con un terzo soggetto, avevano deciso di puntare sui quattro clienti dell’ufficio Postale di Corso Meridionale perché conoscevano bene i loro movimenti. A finire in manette Antonio Vigorito, Andrea Tiglio e Alfonso Liquore. I primi due sono i militari dell’Arma, l’ultimo è il titolare di una pizzeria, un pregiudicato in possesso delle informazioni necessaria a mettere a segno il colpo.

Napoli, rapina all’ufficio postale: chi sono i carabinieri finiti in manette

Ci sono nell’inchiesta altri tre indagati: sono i basisti della rapina, A.C. (la cognata) e R.A., e V.G. che mise a disposizione l’auto. Il colpo da 15mila euro è stato messo a segno nel 2019. Sarebbe stat Liquore, però, ad essere a conoscenza dei dettagli “sensibili” sui prelievi periodici effettuati alle poste dalle vittime. Somme cospicue che hanno fatto gola anche ai due carabinieri, in servizio presso la Compagnia di Casoria, a quanto pare afflitti da problemi economici. Il titolare della pizzeria si recava in Caserma a firmare. Così avrebbe conosciuto i due militari per poi avvicinarli con la sua proposta.

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A inchiodare la banda le telecamere di videosorveglianza dell’ufficio postale. Nelle immagini si vedono i due carabinieri costringere uno dei quattro clienti – quello che aveva messo nel suo zaino contanti e altri 18mila euro in assegni – a salire in auto. Seguiti dalle altre tre vittime, che viaggiavano in un’altra vettura, si sono recati fino al vicino Centro Direzionale. Qui i malviventi hanno fatto scendere l’ostaggio, non prima, però, di aver portato lo zaino carico di soldi.

La fuga

Arriva il momento della fuga. I carabinieri scappano col bottino a velocità sostenuta. I quattro, a bordo dell’altra auto, provano a rincorrerli ma senza successo. Le indagini sono durate due anni e hanno permesso di risalire ai tre responsabili grazie, oltre alle immagini, anche alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Ieri sono scattate le ordinanze cautelari che dispongono il carcere per la banda.

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