Napoli. Raffaele Perinelli è stato ucciso a 21 anni per una lite avvenuto una settimana prima. Un litigio a cui a quanto pare aveva preso parte solo per mettere pace. Tutto sarebbe avvenuto una settimana prima dell’omicidio da parte di Alfredo Galasso, 31enne, all’esterno di un noto locale di via Coroglio a Bagnoli.
Tra i litiganti c’era quello che poi è diventato il suo killer. I due si conoscevano da tempo. Ad un certo punto Lello, che non faceva parte dei contendenti, si sarebbe intromesso per fare da paciere. Un gesto che non sarebbe stato apprezzato da Galasso. Il venditore ambulante avrebbe così schiaffeggiato il giovane calciatore, che a sua volta avrebbe reagito colpendolo. Poi sono stati separati ma purtroppo non è finita lì. L’assassino ha iniziato a girare con il coltello: “Lo facevo per difendermi” ha detto dopo aver confessato il delitto. I due si sono incrociati sabato scorsa e lì è avvenuta la tragedia. Qualche parola di troppo, poi il fendente mortale al petto tra via Caprera e via Janfolla. Raffaele morirà poco dopo al Cardarelli.
Il 21enne era figlio di Giuseppe, ucciso anni fa alla Sanità dai clan Misso e Torino. Lui però era un bravo ragazzo, un incensurato ed un lavoratore. Era stato portato via anni dal Rione del centro storico per tornare a Miano, quartiere d’origine della famiglia. Era diplomato e sognava di fare il calciatore. Aveva giocato nel Gragnano e nella Turris e la mattina usciva presto per andare a lavorare con la madre, dipendente di una ditta di pulizie all’Università Federico II di Fuorigrotta. “Voglio giustizia”, chiede ora a gran voce la donna.
Alfredo Galasso si è costituito il giorno dopo presso la caserma dei carabinieri di Casoria. Sarebbe apparso impenetrabile e senza nessun cedimento. Per il pm l’accusa è di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla premeditazione. Galasso resta dunque in carcere e probabilmente la battaglia tra accusa e difesa si giocherà proprio sulla premeditazione.
LE PAROLE DELLA MAMMA: