Napoli. Picchiato, umiliato e spogliato in carcere da tre agenti penitenziari. “Mi hanno fatto spogliare nudo. Mi costringevano a fare flessioni e intanto mi picchiavano. Riuscivo a stento a tenere le mani sulla testa, per proteggermi”. È così che Raffaele Lauro racconta l’incubo della cosiddetta «cella zero», la stanza al piano terra del carcere di Poggioreale dove denunciò di aver subìto un’aggressione da parte di tre agenti della polizia penitenziaria.
La storia. Lauro ha 46 anni, è un salumiere finito in manette per ricettazione di alcuni buoni pasto. Ieri ha testimoniato in aula. “Era la sera del primo luglio 2013, verso le 22,30. Ero in carcere da quattro giorni e me ne stavo appoggiato alla porta della cella con le braccia tra le grate. Un assistente della penitenziaria all’improvviso si avvicinò e in dialetto napoletano mi disse: Tu hai detto che voglio fare il guappo. Se voglio posso farti vedere come si fa questo lavoro, sono 24 anni che lo faccio”.
Lauro ripercorre le umiliazioni subite quella sera. “Provai a spiegargli che forse c’era un errore, che non avevo parlato io”. L’agente gli chiese nome e cognome e dopo poco tornò ordinandogli di seguirlo. “Capii che stava per accadermi qualcosa. In carcere avevo sentito parlare dei pestaggi”. Percorsero le scale a piedi, dalla cella 64 del padiglione Avellino fino alla“cella zero”.
Le torture. Appena furono giù – riporta Il Mattino – Lauro si accorse della presenza di altri due agenti. “Mi spinsero nella sala zero, mi fecero spogliare e iniziarono a picchiarmi e insultarmi. Mi colpivano a turno con calci e schiaffi mentre mi facevano fare delle flessioni sulle gambe tenendo le mani appoggiate alla parete”. Il giorno dopo i dolori, lancinanti e insopportabili, lo spingono a richiedere una visita medica.
“Non ebbi il coraggio di raccontagli cosa mi era accaduto. Appena entrato nella stanza trovai proprio uno degli agenti che mi avevano picchiato e il medico non mi toccò nemmeno, si limitò a guardarmi a distanza e mi disse che potevo tornare in cella”.
La denuncia. Fu un detenuto “anziano” a suggerirgli di rivolgersi al Garante per i detenuti. Lauro seguì quel consiglio: parla per circa un’ora, rispondendo a domande di pm, giudice e avvocati. In aula ci sono anche i tre agenti accusati del suo pestaggio. E ci sono le telecamere della trasmissione Rai “Un giorno in pretura”. Gli imputati chiedono di vietare le riprese, ma il giudice Diego Vargas le autorizza. A giudizio sono in dodici gli agenti della penitenziaria a vario titolo accusati di sequestro di persona, abuso di potere, lesioni e maltrattamenti. Mentre l’udienza era in corso, familiari di detenuti, ex detenuti e attivisti si sono radunati per un presidio di protesta all’ingresso del Palazzo di Giustizia.