Napoli, parla un pentito: “Lo uccisero perché derubò il figlio del boss Paolo Di Lauro”

Napoli. Venne ucciso perché tentò di rapinare uno dei figli del boss Paolo Di Lauro. E’ questa la raccapricciante storia raccontata da Luca Menna, un collaboratore di giustizia che con le sue dichiarazioni ha fatto tremare i vertici degli Amato-Pagano. Erano gli anni in cui i Di Lauro e le famiglie ribelli stavano ancora a braccetto e, Gennaro Marino, ras delle Case Celesti, è ancora un fedelissimo di Ciruzzo detto o milionario.

Quest’ultimo si rivolge a Marino per eliminare un rom che vive nel campo di Scampia, colpevole di aver tentato di prendere dei soldi dal più piccolo dei suoi figli. Un affronto questo che il padrino di via Cupa dell’Arco non ha potuto digerire: la vendetta viene così affidata al gruppo di Marino di cui faceva all’epoca anche parte il pentito Menna. Quest’ultimo aveva il compito di individuare la futura vittima con appostamenti. Nel frattempo i futuri killer preparavano le armi in dei capannoni poco distanti con la creazione di silenziatori per pistole.

Appena uscito dal campo, il rom viene seguito da Menna che avverte nel frattempo Marino che oramai l’obbiettivo era individuato. Il rom si ferma davanti una chiesa di Melito. Dopo qualche minuto arrivano in sella a delle moto di grossa cilindrata da Secondigliano Marino, Lucio Carriola e Ciro Nocerino , tutti uomini delle Case Celesti.

Menna che aveva l’ordine di non andarsene vide così l’omicidio in diretta: la moto di Marino e Carriola si avvicinò all’auto in cui era il rom che venne riconosciuto e freddato con una pistola con un silenziatore. Marino ha dichiarato che fu sorpreso che nessuno capì e sentì nulla, perché la vittima si accasciò sul sedile come se stesse dormendo. Menna infine dice che quello fu il primo omicidio commesso da Carriola per conto del clan.

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