Se da un lato appare meno violenta, dall’altro la camorra mostra una certa propensione ad infiltrarsi nel mercato legale. È quanto emerge dalla relazione per il primo semestre 2021 della Dia relativa alla criminalità organizzata in Campania.
Napoli, rapporto Dia sulla camorra: “Più infiltrazioni nell’economia”
Le imprese contigue alla camorra “possono disporre di ingenti risorse finanziarie provenienti dalle attività illecite” e questo rende “persistente la minaccia di infiltrazione nel comparto degli appalti di opere pubbliche”, si legge.
La leadership dei clan di camorra, secondo la Dia, coincide sempre più spesso con figure di professionisti che “ricoprono posizioni di controllo e diventano l’espressione più moderna dell’attuale criminalità organizzata”.
Secondo la direzione investigativa antimafia, gli scontri violenti tra le varie cosche criminali “rappresenterebbe solo una parte della realtà riferita per lo più alla città di Napoli”.
Nel capoluogo i cartelli di camorra permarrebbero rinvigoriti e rinnovati nonostante le numerose vicende di agguati e di repressioni giudiziarie. Capaci, soprattutto, di controllare le attività economiche “attraverso una silente strategia di infiltrazione e collusione nel mondo dell’imprenditoria e dei poteri pubblici, per assicurarsi la gestione di importanti settori dell’economia legale”.
La camorra è quindi “più che mai protesa” ad allungare le mani sull’economia locale attraverso “la corruzione, il riciclaggio, l’intimidazione ambientale e le collusioni che ne derivano”.
I clan avrebbero così “raggiunto la consapevolezza di dover operare in modo silente per sottrarsi all’attenzione delle forze dell’ordine ricorrendo alla violenza esclusivamente per frenare ribellioni o infedeltà”.
Il venir meno della minaccia come principale strumento di forza e di intimidazione “non rende peraltro le organizzazioni meno pericolose, anzi – si sottolinea – ne amplificherebbe esponenzialmente la potenzialità operativa”. Secondo la Dia, inoltre, gli omicidi riconducibili alle logiche camorristiche servirebbero ad “epurare” l’organizzazione interna per prevenire qualunque tentativo di alterazione degli assetti già definiti.
Nel Casertano
L’attività dei clan di camorra nella provincia di Caserta “continua a sussistere grazie a quegli imprenditori da sempre abituati ad avvalersi della mediazione dell’organizzazione criminale e dei consistenti capitali investiti nelle attività imprenditoriali dai clan che, in tal modo, governano direttamente o indirettamente alcuni processi economici, interferendo spesso pesantemente anche nei meccanismi decisionali della pubblica amministrazione”, si legge ancora nella relazione semestrale della Dia.
Le più recenti attività investigative confermano “l’elevata capacità di penetrazione nella cosa pubblica della criminalità casertana e in special modo quella riconducibile al cartello dei Casalesi”.
Anche se i componenti della cosca criminale “non possono oggi essere considerati come fenomeno unitario, quanto piuttosto come intranei a un’organizzazione non conflittuale composta da famiglie storiche e tuttora vitali dell’area casertana. Ciascuna consorteria avrebbe continuato a mantenere sul proprio territorio di riferimento una forza intimidatrice capace di garantire la rispettiva continuità operativa”, conclude.