Napoli, relazione con moglie del boss: la frase che condanna a morte “Totoriello”

Un messaggio avrebbe incastrato l’autista del capoclan di Secondigliano, Salvatore Esposito detto “Totoriello”, condannandolo a morte. Una frase con cui aveva denunciato in prima persona il tradimento in corso con la moglie del boss. Un errore che gli è costato la vita.

Napoli, relazione con la moglie del boss: la frase che lo condanna a morte

“Tua moglie ti tradisce”, avrebbe scritto Totoriello a Giovanni Licciardi, boss dell’omonimo clan dell’Alleanza di Secondigliano. Un passo falso dettato dalla rabbia: Salvatore aveva infatti intrecciato una relazione extraconiugale con la donna di Licciardi ma si era ingelosito quando aveva scoperto che la stessa intratteneva un rapporto con un terzo uomo. Per punirla o vendicarsi, aveva deciso di spifferare tutto al diretto interessato inviando una lettera al carcere.

Il boss della camorra però ha deciso di punire anzitutto lui e ha dato mandato ai suoi affiliati per sciogliere Esposito nell’acido in stile mafioso, così da cancellare ogni traccia del delitto. Il 27 settembre del 2013 Salvatore “Totoriello” venne condotto con l’inganno in una zona boschiva di Chiaiano e ucciso a colpi di pistola. Un delitto rimasto irrisolto per quasi dieci anni.

Le indagini: decisiva un’intercettazione a casa di Maria Licciardi

La svolta nelle indagini è avvenuta grazie a un’altra frase pronunciata durante una conversazione intercettata nell’ambito di un’altra indagine. Una frase carpita da una microspia in casa di Maria Licciardi, capo del clan che dal quartiere di Secondigliano. Secondo quanto racconta Ottopagine, la conversazione girava intorno una estorsione e un recupero di 450 mila euro. I due interlocutori parlavano di una lettera arrivata in carcere al fratello Giovanni. E di tale Totoriello, appunto, prima autista fidato e poi punito con la morte.

Per quel delitto d’onore ieri i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Napoli hanno assicurato alla giustizia tre dei quattro mandanti: Paolo Abbatiello, Gianfranco Leva e Raffaele Prota. Il quarto mandante dell’omicidio, Giuseppe Simioli, e’ collaboratore di giustizia. Proprio lui ha raccontato i dettagli della trappola mortale in cui è stato attirato “Totoriello”.

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