Scarpe di marca. Scarpe da 1000 euro della Louis Vuitton. Troppo belle e costose per essere sporcate o macchiate da un altro. E sono state proprio quelle a far scoppiare la rissa e poi la sparatoria che è costata la vita a Francesco Pio Maimone sul lungomare di Napoli domenica notte.
Napoli, “stanno mille euro, stai attento”: sparatoria nata per scarpe Louis Vuitton
Si terra oggi l’udienza per la convalida del fermo di Francesco Pio Valda, il 20enne di Barra figlio di un boss ritenuto il killer di Checco Maimone, il giovane di Pianura finito per sbaglio nella traiettoria del proiettile esploso nella folla venerdì sera. Valda è accusato di omicidio volontario.
L’altro ieri è stato rintracciato dalle forze dell’ordine a casa della nonna, a Ponticelli, dove si nascondeva dopo una telefonata che l’ha avvertito delle indagini in corso: “Vestiti e vai via presto”. Un avvertimento inutile. La Squadra Mobile di Napoli è riuscito a rintracciarlo lo stesso dopo aver passato in rassegna i suoi contatti e le sue amicizie. Il 20enne aveva trovato rifugio a casa della nonna, un’anziana con precedenti penali e ritenuta organica alla criminalità organizzata.
Dalle indagini sono emersi altri tasselli utili a ricostruire quanto accaduto la notte dell’omicidio. Valda indossava un paio di scarpe bianche molto costose, dal valore di 1000 euro circa. All’esterno degli chalet di Mergellina ci sono lui e il suo gruppo di amici provenienti da Barra e poi un altro gruppo del rione Traiano. Si guardano in cagnesco, sanno che basta una scintilla a scatenare il parapiglia. Uno dell’altro gruppo gli pesta un piede o forse gli rovescia addosso una goccia di birra. Intenzionalmente o meno poco importa.
I colpi in aria, contro un’auto e poi nella folla
Il 20enne sbotta: “Statti attento che sono di marca e costano mille euro“. L’altro del rione Traiano replica: “Te ne compro dieci di scarpe“. Scoppia la zuffa, spintoni, qualche schiaffo. Valda estrae la pistola per zittire tutti. Un atto di guapperia. Nel corso della lite c’è c’è chi dubita dell’autenticità dell’arma: “E’ a salve, a chi vuoi mettere paura”. Il giovane di Barra fa sul serio, si indispone, esplode due colpi in aria, poi uno verso il lunotto di una macchina parcheggiata. Infine spara nel mucchio, in mezzo alla folla. Il proiettile fa un viaggio strano, colpisce chi non deve colpire: arriva al torace di Maimone, in quel momento seduto ai tavolini con l’amico Carlo a mangiare delle noccioline. Il resto è risaputo: il 18enne, da subito in condizioni gravissime, viene trasportato in tutta fretta all’ospedale Pellegrini, ma muore poco dopo.