Per Le Figaro Napoli è il “terzo mondo d’Europa”. E’ bastata questa espressione dal sapore colonialista per scatenare un’ondata di indignazione tutta partenopea. Una tempesta in un bicchiere d’acqua. L’orgoglio cittadino ha fatto scomodare anche i big della cultura e del cinema, come Paolo Sorrentino e Toni Servillo. Tutti a difesa della madrepatria borbonica ingiustamente vilipesa. E a sancire la parola fine sull’incidente franco-napoletano ci hanno pensato gli ultras a Parigi, con un commento di straordinaria eleganza che, sotto forma di striscione, definisce il quotidiano francese “carta da cesso”.
Napoli “terzo mondo d’Europa”: i miti consolatori non salveranno la città
Eppure sono in pochi ad aver letto l’articolo di Valerie Segond senza fermarsi al titolo. Il pezzo dell’inviata francese, apparso lo scorso 2 ottobre in occasione del ballottaggio elettorale, elenca una serie di problemi che, malgrado le difese d’ufficio, sono difficili da contestare. Dal debito schiacciante che affossa le casse comunali alla carenza di organico amministrativo, passando per l’inefficienza dei servizi, il traffico, la crescita della disoccupazione e i cantieri infiniti che ingabbiano le strade.
Degli stereotipi più abituali con cui, soprattutto al Nord, i detrattori di Napoli alimentano la macchina del fango – leggasi camorra e microcriminalità – c’è poca traccia. Tant’è. Sui social si sono mobilitate le truppe virtuali a presidio dei confini identitari. L’armamentario usato attinge al vasto repertorio di miti autoconsolatori già collaudati per questo genere di battaglie mediatiche: la bellezza del Vesuvio, la bontà della pizza e l’allegria del mandolino.
I più agguerriti sono passati persino all’attacco del nemico. Così, travalicate le Alpi, hanno pensato di picconare la grandeur francese puntando il dito contro le banliue parigine, gli scippatori marsigliesi o il terrorismo islamico. Ma questo ci salverà? Certo che no. Distrarre l’attenzione sui problemi che hanno all’estero non ci solleva dal sacrosanto dovere di aprire gli occhi sulla nostra realtà e di fare un po’ di sana autocritica per costruire un futuro migliore per questa città.