Non poteva avere figli. Così il boss del quartiere, al centro di un’inchiesta per traffico di bambini, fa un regalo a un suo affiliato e gli “dona” un utero in affitto. E’ la raccapricciante storia che emerge dalle aule del Tribunale di Napoli e che vede un intreccio macabro tra camorra e traffico di bambini. Così come riporta il Mattino, i giudici hanno inflitto sei anni di carcere ai due genitori. Otto anni invece alla donna romena che mise al mondo il bimbo in cambio di diecimila euro.
Il processo
A condurre l’inchiesta è stata la DDA Partenopea. Quelle di ieri sono le condanne inflitte nel rito abbreviato, mentre il boss della camorra della periferia orientale, autore del “regalo”, ha preferito il processo ordinario. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, il capo clan per affermare il suo potere sul territorio avrebbe fatto un atto di bontà nei confronti di un affiliato. Quest’ultimo non poteva avere figli con la sua compagna. Così il capo clan di San Giovanni a Teduccio ha finanziato con 10mila euro il sogno di un suo fedelissimo: avere un bimbo. Per farlo ha fatto ricorso a una donna rumena, residente nella zone delle Case Nuove, che già in passato avrebbe prestato il proprio utero per altre gravidanze a pagamento.
Napoli, traffico di bambini
Al termine della gravidanza, il bimbo, appena uscito dal ventre materno, è stato consegnato ai due genitori. Poi, stando agli atti, il boss avrebbe contribuito a trarre in inganno un dipendente del Comune di Napoli, facendo registrare negli elenchi municipali particolari e aspetti non veritieri sulla identità dei genitori del nascituro «Tutti gli elementi sopra rassegnati appaiono indici significativi dell’esistenza di un contesto criminale organizzato – avverte il Gia Vertuccio -, avente ad oggetto un traffico illegale di bambini che, trovando avallo nelle dichiarazioni rese ai collaboratori di giustizia e da altre fonti investigative, appare suscettibile di un approfondimento investigativo che sicuramente è all’attenzione degli inquirenti».