Annullamento della confisca dei beni ritenuto provento di reati ambientali. È questo il rischio che si corre per il patrimonio dei fratelli Pellini, gli imprenditori napoletani del settore ambientale condannati per traffico illecito di rifiuti e a cui è stato confiscato un patrimonio dal valore di oltre 200 milioni di euro.
Napoli, accusati di reati ambientali: annullata la confisca per i fratelli Pellini
L’udienza in corte di Cassazione che doveva decidere sul ricorso presentato dagli avvocati degli imputati è stata rinviata. La Suprema Corte doveva pronunciarsi sull’efficacia della decisione della Corte d’Appello di Napoli, che a fine giugno aveva depositato il provvedimento che confermava la confisca, ma in ritardo rispetto ai termini; una circostanza che è stata contestata dai legali dei Pellini che hanno così presentato ricorso per Cassazione chiedendo alla Corte di dichiarare l’illegittimità del provvedimento della Corte d’Appello.
Anche per il sostituto procuratore generale, a questo punto, la confisca sarebbe illegittima ma l’ultima parola spetta ai giudici. I manager sono stati condannati a sette anni di reclusione al termine di un processo per disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti. Una volta davanti ai giudici, però, il sequestro non è diventato definitivo perché tra il primo e il secondo grado di giudizio sarebbe trascorso troppo tempo.
Il provvedimento di confisca in appello sarebbe arrivato con ritardo rispetto al tempo concesso ai giudici di secondo grado per esprimersi sulla opportunità di confermare il sequestro dei beni. Insomma un problema burocratico che rischia di annullare i sigilli a soldi, società e beni immobili dei manager dei rifiuti.