Lo Stato dovrà pagare 180 mila euro ad una donna napoletana che nel 1974 fu infettata di epatite c attraverso una sacca di sangue contaminata. Questo è quanto stabilito dalla Corte di Appello di Napoli, che, convalidata la sentenza di primo grado, condanna il ministero della Salute al risarcimento della somma (sentenza 3680/2018).
«La donna – ricorda in una nota il suo legale, Maurizio Albachiara – venne ricoverata presso l’Ospedale San Paolo di Napoli per un parto cesareo in occasione del quale venne sottoposta alla somministrazione di sacche di sangue. In seguito a tali trattamenti è stata contagiata da epatite virale di tipo C». Nel 2009 la donna incaricò l’avvocato Maurizio Albachiara per muovere la causa contro il ministero della Salute ed ottenere il risarcimento per il danno subito. L’Asl Napoli 1 Centro si costituì parte civile. La consulenza tecnica d’ufficio accertò il legame tra la malattia e le trasfusioni avute e mostrò un danno biologico di circa il 30%.
Nel 2014 il Tribunale di Napoli, quarta sezione civile, condannava il ministero della Salute per mancata vigilanza sulle sacche di sangue contaminato al risarcimento dei danni subiti per la somma di 160 mila euro oltre gli interessi. Dopo un po’ di tempo il ministero della Salute , attraverso l’Avvocatura dello Stato di Napoli, chiedeva la completa riforma della sentenza di primo grado. Ora la Corte d’Appello con sentenza 3680/2018 (resa pubblica il 27 Luglio 2018) ha rifiutato l’appello costringendo infine sia l’Asl che il ministero a pagare le spese del grado di giudizio.