Napoli, truffa del finto assegno su WhatsApp: 59 arresti tra Campania, Friuli e Liguria

Sono 59 gli arresti eseguiti questa mattina dai Carabinieri del Comando Provinciale di Genova e dai militari di Napoli. I militari dell’Arma, coordinati dalla Procura di Napoli, hanno smantellato tre sodalizi criminali specializzati nella commissione di truffe operanti su gran parte del territorio nazionale. I reati contestati sono falsità in titoli di credito e possesso di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona, intercettazione e impedimento illecito delle comunicazioni telefoniche, irregolarità nella ricezione e stoccaggio finalizzati alla sottrazione dell’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali, riciclaggio e autoriciclaggio.

Truffa dell’assegno: 59 arresti tra Napoli, Genova e Friuli

Le indagini sono scattate dalla compravendita di una macchina di grossa cilindrata. Grazie a quell’episodio, i carabinieri sono riusciti a scoperchiare l’esistenza di tre associazioni a delinquere con base a Napoli che mettevano a segno truffe in tutt’Italia. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, alcuni indagati, fingendosi acquirenti, si facevano inviare via WhatsApp dal venditore le immagini del libretto di circolazione della vettura e lo duplicavano. Successivamente i truffatori utilizzavano la foto della stessa macchina e pubblicavano un loro annuncio di vendita sul web. Individuavano poi un acquirente intenzionato all’acquisto e lo costringevano ad inviare una foto dell’assegno circolare a loro intestato riportante la cifra d’acconto concordata. A quel punto l’assegno veniva replicato e presentato in banca per la riscossione. Un secondo gruppo criminale operava sempre con assegni duplicati però emessi da banche realmente esistenti e finalizzando il raggiro all’acquisto di orologi di lusso e beni alimentari pregiati.

Coinvolti anche dipendenti delle Poste

Tra i 59 indaganti – di cui 46 in carcere e 13 ai domiciliari – figurano pure dipendenti delle Poste Italiane. Le “talpe” attive negli uffici postali, grazie agli accessi agli archivi informatici dell’ente, fornivano i nominativi di persone molto anziane o emigrate da tempo all’estero che risultavano titolari di buoni fruttiferi in lunga giacenza o emittenti vaglia postali d’ingente valore. I buoni e i vaglia venivano poi clonati ed incassati con l’aiuto degli stessi impiegati da sodali o soggetti compiacenti. Questi ultimi si sostituivano ai legittimi titolari/beneficiari utilizzando documenti falsi. Sono 70 le truffe finora accertate, per un profitto illecito complessivo di circa un milione e mezzo di euro.

Truffa del gasolio

La terza associazione criminale era invece specializzata nell’importazione dall’est Europa di olio industriale a mezzo cisterne accompagnate da false bolle di trasporto. L’olio in deposito presso alcune cisterne del porto di Salerno veniva poi miscelato con il gasolio per allungarne la quantità e incrementare così indebitamente i ricavi di ben nove distributori di benzina dislocati tra le province di Napoli e Salerno. I carabinieri hanno posto sequestro denaro, immobili, società e distributori di carburante riconducibili a vario titolo ai principali indagati per un valore complessivo stimato intorno ai 2 milioni e 700mila euro, nonché il sequestro di un appartamento adibito a stamperia insieme a numerosi apparati informatici per la stampa professionale di banconote, documentazione contabile e titoli bancari/postali.

Ti potrebbe interessare

Torna in alto