Si sono svolti nel primo pomeriggio i funerali di Vincenzo Ruggiero, il 25enne di Parete ucciso da Ciro Guarente per un raptus di gelosia. Le esequie si stanno celebrando presso la Chiesa S. Maria di Montesanto in piazza Montesanto, nel luogo dove il giovane è stato battezzato prima di trasferirsi a Parete, nell’aversano.
Il feretro bianco, contenente le spoglie del ragazzo, è giunto in Chiesa, accolto da una folla composta da amici e parenti, alcuni dei quali indossano una maglietta con su scritto “VincyMeep” (il suo soprannome, ndr). I familiari della vittima, per dare una degna sepoltura al corpo del giovane, smembrato e nascosto in un garage di Ponticelli, hanno dovuto attendere un anno.
Sentite le parole del parroco che sta celebrando l’omelia, padre Michele Madonna: Guardando crocifisso vediamo giovane che è stato sputato in faccia e torturato. Si chiama Gesù. A volte tutti noi rincorriamo un amore che poi ci delude. Tutti lo facciamo. Abbiamo cercato amore negli altri e nelle cose. Poi arriva la nemica: la delusione. Oggi Vincenzo vi ha portato alla verità e a Gesù Cristo. Nessuno di noi è santo. Siamo tutti peccatori me compreso”.
Poi il ricordo personale e l’invito a dire la verità su quanto accaduto: “Io l’ho conosciuto Vincenzo. Abbiamo litigato due volte (dice col sorriso). Però sentii che Dio mi parlava e diceva: questo ragazzo è ferito, devi fare qualcosa per lui. Lo cercai ma non riuscii a trovarlo. Poi è arrivata la tragedia. Vuole dire che se Dio chiede dobbiamo farlo subito. Oggi vi chiedo di smetterla di guardarvi dentro di voi, guardate Gesù. Pochi giorni fa ho chiesto alla mamma: tu porto rancore per colui che ha fatto tutto questo? Maria ha detto no (applausi in chiesa). Non esiste un amore più grande. Ultima cosa: se qualcuno sa qualcosa, fatto avanti. Non abbiate paura. La verità ci rende davvero uomini”.
L’assassino ha recentemente dichiarato di essere pronto a fare i nomi dei complici. Il rischio di una sentenza al massimo della pena, alla vigilia di una richiesta di ergastolo, potrebbe convincere il killer a collaborare con la giustizia.