Condannato a un anno e quattro mesi di reclusione perché la sua canzone “O’ capoclan” era un inno alla camorra. Ma Nello Liberti, cantante neomelodico, si dice “stupito e molto amareggiato per gli articoli sul mio conto personale”. Il cantante è stato condannato per istigazione a delinquere. La canzone è stata scritta da Vincenzo Oliviero alias “papa buono”, l’allora reggente del clan Birra-Iacomino di Ercolano. Con il cantante, sono stati condannati anche tre attori-camorristi del videoclip: Anna Esposito, Luigi Oliviero e Alfonso Borrelli.
Condannato Nello Liberti
Nello Liberti ha scritto su Facebook che sta vivendo “momenti pieni di tensione, rabbia, frustrazione e sofferenza”. Ma sostiene che “tutto questo resta la barzelletta d’Italia” riferendosi alla sentenza di condanna nei suoi confronti e parla di “gigantesca deformazione della realtà e di sciacallaggio da parte della magistratura. Voglio rinfrescare la memoria a chi ha deciso di puntare ciecamente il dito contro di me ha scritto Nello Liberti che non sono l’autore ma solo l’interprete del brano. Sarò presente con tutte le mie forze, le mie capacità, le mie energie fisiche e psichiche a fronteggiarla e a combatterla questa condanna nei miei confronti”.
“Il capoclan non è cattivo” aveva scritto il boss Oliviero nel brano cantato da Nello Liberti e tuttora presente su YouTube. Ogni decisione del capoclan era giusta: “lui non sbaglia, perché è il capo e dobbiamo rispettarlo”. Questa canzone era stata lanciata nel 2004, nel clou della sanguinosa faida di camorra di Ercolano, con i Birra-Iacomino contrapposti agli Ascione-Papale e pronti a fronteggiarsi a suon di agguati. Decine e decine di vittime, tra cui molti innocenti.
Il video
Il video della canzone, poi, raccontava scene di ordinaria camorra, tra gli spostamenti del boss, pizzini, pistole e attori che in realtà erano veri camorristi: alcuni sono stati condannati perché affiliati al clan Birra-Iacomino. Lo stesso Nello Liberti, poi, ha nel suo curriculum un’altra canzone dal contenuto più che equivoco.
“Una sentenza importante – dichiara Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi – che è destinata a fare giurisprudenza. Sono anni che denunciamo la pericolosità di certi testi interpretati da neomelodici che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono anche legati al mondo della malavita”.