Comincia a delinearsi sempre di più lo scenario della scomparsa di Michele Di Biase. Qualcuno lo ha già etichettato come omicidio, ma fin quando non si torva il corpo, sarà difficile riuscire a capire cosa realmente sia successo. Anche se le macchie di sangue, il cappellino bucato da un proiettile poco lasciano immaginare.
Il cerchio si restringe non sugli assassini ma sulla motivazione. Pare che Paparella avesse dato vita ad una piazza di spaccio in piazza San Nicola, commercio proibito e sempre vietato dal clan Mallardo che mai ha voluto che la città fosse invasa da spacciatori, cocaina e marijuana. Le dosi venivano fornite dagli scissionisti di Melito e pare fosse anche di ottima qualità tanto da ottenere un forte via vai proprio a ridosso delle palazzine, roccaforte dell’oramai defunto boss Feliciano Mallardo.
Questi particolari sarebbero emersi da alcuni documenti arrivati in Procura almeno un anno fa e a breve i magistrati e le forze dell’ordine avrebbero messo in campo un’operazione non indifferente proprio per contrastare e bloccare questo nuovo “ramo” nel quale Di Biase, contravvenendo alle regole interne del clan, stava investendo il suo tempo. I killer però hanno agito prima della giustizia. Certo per adesso non ci sono prove ma si tratta sempre di ipotesi. Bisogna comprendere perché Paparella si trovasse nel Vasto. Fonti accreditate parlano del recupero di un credito di 15 mila euro: forse una trappola.