Un atteggiamento inusuale quello di Gaia Russo, madre del bambino ucciso, e del compagno Nicholas Musi, fermati nella notte per l’omicidio del piccolo Leonardo, due anni a settembre. Distaccati, quasi freddi, senza alcun momento di commozione.
“Mi ha detto che aveva la “coscienza pulita”, che col senno di poi mi sembra alquanto agghiacciante”, rivela il pm Ciro Caramore, che ha coordinato le indagini della squadra mobile della questura di Novara. Portati in procura per essere interrogati, entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Era già stato portato al pronto soccorso lo scorso aprile Leonardo. “È stato morsicato da un cane”, avevano detto ai medici i due. Il referto non aveva confermato pienamente la versione, ma non erano stati riscontrati segni evidenti di maltrattamenti. Il bambino è stato vittima di una “violenza inaudita, non degna di un essere umano”, ha sottolineato il procuratore di Novara, Marilinda Mineccia.
A provocare la morte del bambino di due anni a Novara, che ha portato ai fermi della mamma e del compagno della donna dopo gli esiti dell’autopsia, sarebbe stata una emorragia al fegato causata da un colpo violento all’addome. Inoltre, dalle analisi, sono emerse diverse ecchimosi e lesioni in numerose parti del corpicino, dal torace al capo e anche ai genitali, oltre a una frattura del bacino. La coppia, al momento, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La procura ha chiesto al gip la convalida dei fermi.
Aveva assunto cocaina Nicholas Musi, il 23enne arrestato con la compagnia Gaia Russo per l’omicidio del figlio della donna, Leonardo. È quanto emerge dalle indagini della procura di Novara. “Non possiamo però dire – precisa il pm Ciro Caramore, titolare dell’inchiesta – se fosse sotto l’effetto degli stupefacenti quando il bambino è stato ucciso”. Di certo Musi era ben noto alle forze dell’ordine per vicende di lesioni, maltrattamenti, violenza sessuale. Difatti a Biella, dove risiedeva fino a gennaio, c’era una richiesta di sorveglianza speciale nei suoi confronti.