Addio alla MIA (Misura di Inclusione Attiva). Il progetto partorito dal Governo Meloni a inizio anno è già tramontato per dare spazio a una nuova riforma del reddito di cittadinanza contenuta nella bozza del decreto ribattezzato semplicemente “Lavoro”: 43 articoli da sottoporre all’esame del Consiglio dei Ministri che manderanno in soffitta il Reddito di Cittadinanza per rimodulare il sostegno economico a favore delle fasce più deboli della popolazione.
Reddito di Cittadinanza, cambia tutto: 350 euro agli occupabili
Dell’impianto del vecchio progetto di riforma resta in piedi la distinzione tra “non occupabili” (cioè over 60, famiglie con minori o disabili) e “occupabili”. A cambiare, invece, gli importi e i requisiti di accesso. Ai “non occupabili” andranno 500 euro al mese, più 280 euro per l’affitto. Per gli altri, invece, 350 euro, ma a condizioni che siano inseriti in percorsi di formazione, pena la perdita del sussidio.
Requisiti ISEE
Più stringenti i requisiti ISEE richiesti per l’accesso al nuovo assegno. Occorrerà infatti avere un Isee inferiore a 7.200 euro, e un reddito familiare non superiore a 6.000 euro, adeguato in base ad una scala di equivalenza che terrà conto del numero dei componenti del nucleo familiare. Non si potrà possedere un patrimonio immobiliare ai fini Imu di valore superiore a 150 mila euro (esclusa la prima casa) e conti in banca maggiori di 10 mila euro. Non si dovranno nemmeno possedere auto di cilindrata superiore a 1.600 cc o moto di oltre 250 cc.
Per i non occupabili scatta la “carta di inclusione”
Veniamo alle distinzioni. Per i “non occupabili” (over 60 e nuclei familiari con all’interno figlio minore o disabile), Il beneficio economico assegnato sarà di 6.000 euro l’anno (500 euro al mese) che però andrà moltiplicato per 0,4 per ogni componente disabile o ultrasessantenne, per 0,15 per i figli di età inferiore ai 3 anni e per 0,10 per gli altri. A queste somme andranno aggiunti altri 3.360 euro per l’affitto. La durata dell’assegno sarà di 18 mesi. Dopo un mese di sospensione, sarà necessario rinnovare la richiesta all’INPS per ottenere un altro assegno. Al posto della carta del reddito di cittadinanza, ci sarà un nuovo strumento elettronico chiamato “carta di inclusione” con cui sarà possibile effettuare anche prelievi in contanti (massimo 100 euro al mese).
Per gli occupabili la “Garanzia per l’attivazione lavorativa”
Se per i “non occupabili” è prevista una politica di sostegno ribattezzata “garanzia per l’inclusione”. Lo scenario cambia per gli occupabili, invece, ai quali sarà riconosciuto un assegno massimo di 350 euro al mese nell’ambito della “garanzia di attivazione lavorativa”. Anche in questo caso l’ISEE annuale non deve superare i 6mila euro annui. L’assegno è attivabile per 12 mesi l’anno, senza possibilità di rinnovo. Se in famiglia c’è un altro richiedente, l’assegno per quest’ultimo sarà di 175 euro. La concessione del beneficio è comunque condizionata al rilascio di una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. I beneficiari dovranno infine iscriversi al «Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa», una nuova piattaforma che sarà istituita dal ministero e sulla quale si troveranno proposte di formazione e di lavoro. Gli eventuali “furbetti” del nuovo Reddito saranno puniti con la reclusione da 2 a 6 anni.
Gli sgravi previsti per gli imprenditori
Il Governo introduce poi un piano di sgravi fiscali per chi assume i percettori del “reddito di inclusione”. Chi lo fa con un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, pieno o parziale, o anche mediante contratto di apprendistato, è riconosciuto, per un periodo massimo di ventiquattro mesi, l’esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua.
Quando finirà il reddito di cittadinanza
La nuova riforma, se approvata, entrerà in vigore a partire dal prossimo 1 gennaio 2024. Il vecchio reddito di cittadinanza andrà definitivamente in pensione il 31 dicembre. Non ci sarà spazio per il MIA, dunque. Il primo progetto è già stato archiviato per lasciare spazio a politiche di sostegno scisse in due percorsi diversi: “garanzia per l’inclusione” per i non occupabili e “garanzia per l’attivazione lavorativa” per gli occupabili. Mentre i primi potranno beneficiare di un sussidio di 500 euro rinnovabile ogni 18 mesi, tutti gli altri potranno invece contare soltanto di un aiuto mensile di 350 euro per 12 mesi e non rinnovabile.