Napoli. Ergastolo per Vincenzo Russo. Questa la decisione giunta stamani nel nuovo processo d’Appello dopo l’annullamento della Cassazione per l’omicidio del tatuatore Gianluca Cimminello di Casavatore, ucciso a 31 anni per un tatuaggio all’ex calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi. La foto postata sui social network dal ragazzo insieme all’argentino fu presa come “uno sgarro” ad uomo, un collega rivale della vittima soprannominato Enzo il cubano, ritenuto vicino al cartello scissionista di Scampia “Abete-Notturno-Aprea”.
Russo è ritenuto dunque l’esecutore materiale del delitto avvenuto nel 2010 proprio a Casavatore. Ci fu prima una “spedizione punitiva” al negozio ‘Zendark Tattoo’ con alcuni uomini degli Amato-Pagano (gruppo scissionista con base a Melito), ma Cimminiello era esperto di arti marziali e dunque riuscì a mettere in fuga il gruppo di formato da 4 “emissari”. Da lì i vertici del clan (i boss Arcangelo Abete e Raffaele Aprea) secondo la Procura di Napoli decretarono e organizzarono dunque la sua morte: ucciso 3 giorni dopo a colpi d’arma da fuoco davanti alla fidanzata, poi diventata testimone chiave nel processo.
Gianluca – come ha scritto il giornalista Arnaldo Capezzuto sul Fatto Quotidiano – osò opporsi a un atto di ritorsione da parte di esponenti di un sottogruppo, con mire espansionistiche, all’interno di una alleanza di camorra. La ribellione di Gianluca, il suo coraggio, la sua “rivoluzionaria” normalità, se non punita, avrebbe rappresentato un grimaldello contro il nascente gruppo criminale in ascesa.
Oggi arriva dunque la giustizia reclamata più volte dalla sorella della vittima, Susy, per questa assurda storia dell’area nord di Napoli con la condanna di Russo.