Orrore di Cardito, Tony rischia la vita in carcere? Il “codice d’onore” contro gli assassini dei bambini

E un’antica legge. Un codice d’onore che vige in carcere tra i detenuti e che prevede punizioni esemplari inflitte contro i pedofili, gli stupratori e gli assassini di bambini. Tony, il 24enne di origini tunisine che si è macchiato dell’omicidio del piccolo Giuseppe, potrebbe essere esposto al rischio di vendette e ritorsioni nel carcere di Poggioreale presso cui è detenuto.

E’ un sottobosco violento, quello delle carceri, fatto di aggressioni, pestaggi nei corridoi, violenze durante l’ora d’aria, stupri anali sotto la doccia. Una giustizia sommaria che ha punito gli autori di alcuni tipi di reati, quelli ai danni dei “più deboli”, secondo un codice mafioso che si è rapidamente diffuso negli ultimi decenni anche tra i criminali comuni. La detenzione di un carcerato può diventare un incubo. E nei casi estremi portare alla morte. Non sono stati rari i casi in cui l’esecuzione della “pena” è avvenuta col tacito accordo di operatori carcerari che considerano punitivo anche soltanto l’essere adibiti al controllo di simili detenuti.

“I bimbi non si toccano”, reciterebbe una legge tacita in vigore tra i carcerati di tutto il mondo. E sono tantissimi gli episodi di pedofili o infanticidi costretti a subire violenze di tutti i tipi. Il più recente è quello di Antony Palma, un pedofilo di origini italiane massacrato a colpi di calci e pugni in un carcere dell’Oklahoma. Era stato condannato per aver abusato di un bimbo di 8 anni. In Italia, ha fatto scalpore, due anni fa, il caso di Raimondo Caputo, l’uomo accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo nel parco Verde di Caivano. Fu linciato nel carcere di Poggioreale e salvato da due agenti della Penitenziaria

Sorte simile capitò alla compagna del pedofilo, Marianna Fabozzi, colpevole di aver aiutato l’uomo nel colpire l’orribile delitto. Fu pestata da un gruppo di detenute nel carcere femminile di Pozzuoli. Ora il timore è che la rabbia e la sete di giustizia possa prendere di mira Tony Essoubti Badre, che proprio di recente ha confessato di aver ucciso il piccolo a pugni a calci perché aveva rotto il letto su cui stava giocando con la sorellina Noemi.

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