“Non per fare il buffone, ma Aldo Moro lo potevo veramente salvare. Allora, con la mia organizzazione, eravamo fortissimi, anche su Roma”. Poi però, proprio da Roma, arrivò il contrordine, recapitatogli da Enzo Casillo, il ‘braccio destro’ latitante che circolava con una tessera dei servizi segreti in tasca: “Mi disse che i suoi amici avevano detto di farci i fatti nostri, di non interessarci di Moro… Erano politici di alto grado… La Democrazia cristiana, comunque…”. Ma chi, in particolare? “Mi sembra di parlare male, adesso che è morto. Gava, comunque”.
Da quella primavera del 1978, i punti oscuri sono ancora tanti sulla morte della presidente della Dc; sequestrato ed ucciso dai terroristi della Brigate Rosse, gli stessi che qualche anno dopo sequestreranno anche Ciro Cirillo (assessore all’Urbanistica della Regione Campania) per poi liberarlo dopo la trattiva di pezzi dello Stato con la camorra ad occuparsi della mediazione.
Le ultime rivelazioni ‘o professore, 75enne ex capo della Nco (Nuova Camorra Organizzata), – comer riporta il Corriere della Sera – le ha rilasciate in un interrogatorio di 3 mesi ai pm di Roma. Il superboss, ormai “sepolto” in carcere, punta il dito contro Antonio Gava, leader democristiano di sangue partenopeo e futuro ministro dell’Interno. Glielo rivelò Casillo in persona, “che a me mi doveva dire tutto, ogni virgola”. A quanto pare era già pronto il blitz per liberare Moro, ma qualcuno all’improvviso bloccò tutto.
“Allora io ero all’apice, – prosegue il verbale dell’interrgoatio di Cutolo riportato dal Corriere – mi dicevano tutto, ogni cosa che succedeva… Se sapessi altre cose le direi, perché non ho niente da perdere né da guadagnare. Anzi, da guadagnare per aiutare la famiglia Moro a scoprire la verità, ma penso che non si scoprirà mai… Perché, come si dice, quando ci sono implicate persone molto in alto… la puzza più in alto è e più si sente. Non l’hanno voluto salvare, questo ve lo posso dire”.