In questa domenica delle Palme non voglio parlarvi di politica o di fatti di cronaca. L’editoriale di oggi lo vorrei dedicare a quelli, presenti in gran numero dalle nostre parti, incapaci di pensare a se stessi e pronti, sempre, a parlar male degli altri.
Pensiamo troppo a distruggere e poco a costruire
Una malattia, questa, di distruggere il prossimo per invidia, gelosia o semplice piccolezza d’animo che purtroppo attecchisce molto in territori depressi come i nostri. Sono tanti, troppi i casi, di nostri concittadini che per trovare successo si sono dovuti allontanare dalla terra natia.
Certo, mi direte, le possibilità altrove si moltiplicano, e chi può negarlo. C’è però da noi una tendenza ostinata e continua che mira più al distruggere che al costruire. Mio padre mi diceva: “Quando sono andato al lavorare fuori paese ho smesso di essere Natalino e sono divenuto il Dottore Russo”.
Si perdono energie non nel costruire fatiche proprie ma nel voler minare i percorsi altrui, ostacolando e dileggiando, anche calunniando. Un tema questo, che seppure attiene molto alla sfera privata, diventa anche di interesse pubblico: da anni qui non si esprime un politico in Regione o si crea un gruppo dirigente capace di poter “piazzare” i suoi uomini in luoghi chiave per lo sviluppo del territorio. Così come a Roma non ci sono politici campani di spessore. I partiti sono in preda a guerre intestine, come avviene altrove, ma la sintesi da noi è di solito “Muore Sansone con tutti i Filistei”.
Per affidare, poi, nella mani di coloro che non suscitano “timori” i posti più importanti per non sentirsi da meno e avere poi gioco facile ad evidenziarne le mancanze. Si pensa, spesso, per non dire sempre, ad abbassare il livello per sentirsi a proprio agio nella mediocrità quando invece la nostra comunità è stracolma di eccellenze che faticano ad emergere. Boicottate.
Dovremmo imparare ad essere più gruppo e a capire che il successo dell’altro può essere da un lato motivo di ispirazione e dall’altro opportunità per tutti. Abbandonare l’idea di essere “i migliori, i più furbi e i più bravi” a tutti i costi perché così facendo ci siamo ritrovati a vivere in uno dei posti peggiori d’Europa.