Pizzo a imprenditori per conto del clan Mallardo: scarcerato “Ernestino”

Torna in libertà Ernesto Cecere, detto “Ernestino”, classe ’76, arrestato con la grave accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, al fine di agevolare il clan Mallardo.

Pizzo a imprenditori per conto del Clan Mallardo: scarcerato “Ernestino”

Il Tribunale del Riesame di Napoli, Ottava sezione penale (presidente Dottoressa Oriente Capozzi) accogliendo l’arringa difensiva degli avvocati Domenico Pennacchio e Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, ha riformato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ha disposto nei confronti di Cecere la misura degli arresti domiciliari, senza braccialetto elettronico, presso la sua abitazione di Giugliano.

“Ernestino” vanta un curriculum criminale di tutto “rispetto”: numerose rapine ad istituti di credito, furti, evasione dagli arresti domiciliari, dichiarazione di delinquenza abituale con applicazione della libertà vigilata e della casa lavoro; sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Le indagini

Tra gli scorsi mesi di marzo e aprile, Cecere insieme ad altri 4 presunti affiliati alla cosca giuglianese (Gennaro Maraniello, Gaetano Mele, Giuseppe Mele e Nicola Sarnataro) avrebbero preteso denaro da alcuni imprenditori impegnati in lavori edili a Giugliano.

Per recarsi presso i cantieri, secondo quanto emerso indagini, gli indagati erano soliti apporre ai loro motoveicoli delle targhe in precedenza sottratte ad altri veicoli.

In un episodio, i cinque avrebbero minacciato perfino alcuni operai: “Chi è il masto? Sapete dove venire..dovete venire dai compagni”. In un’altra intercettazione Nicola Sarnataro avvisa Gennaro Maraniello che i cugini Mele sono usciti per chiedere il pizzo ad altre vittime. Maraniello chiede se hanno cambiato l’abbigliamento che risulta sempre lo stesso: “Sì, ma sempre con le stesse tute vanno? con le stesse tute?”. Sarnataro Nicola conferma: “Sempre sii stessi giubbini…”. E replica che, a suo parere, non è l’abbigliamento il problema, quanto piuttosto la loro sagoma, essendo sempre gli stessi soggetti che commettono estorsioni.

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