Pizzo ai distributori dell’asse mediano, Scicchirocco alla sbarra

Giugliano. Associazione camorristica ed estorsioni, ai titolari dei distributori di benzina tra Giugliano e Qualiano, giudizio immediato per il ras Raffaele Maliardo, detto Scicchirocco, e per il suo luogotenente Michele Di Nardo. Scicchirocco è considerato il fiduciario di Feliciano Maliardo, reggente del sodalizio fino al 2011, quando venne arresto. I due esponenti del clan giuglianese sono finiti alla sbarra davanti ai giudici della quarta sezione penale del tribunale di Napoli, presieduta dal dottor Rescigno.

L’istruttoria dibattimentale è affidata al pm Maria Cristina Ribera, il sostituto procuratore ormai esperta dei “Maliardo”. Il processo è fissato per il prossimo 16 dicembre. Per questi fatti, Maliardo e Di Nardo vennero arrestati a seguito della denuncia delle parti offese che si rivolsero alle forze dell’ordine per porre fine allo stillicidio imposto da Scicchirocco che pretendeva dai benzinai somme da migliaia di euro a fine mese. La procura distrettuale ottenne le misure cautelari dal Gip che vennero però annullate dal tribunale del Riesame, perché i giudici della Libertà misero in dubbio le parole delle vittime. Dopo vari appelli e ricorsi in cassazione Maliardo e Di Nardo sono stati riarrestati, la scorsa primavera, e questa volta il Riesame non ha annullato la misura restrittiva, perché la procura ha depositato nuove accuse, quelle del pentito Giuliano Pirozzi. La parole di Pirozzi sono andate a collimare con quanto già rivelato agli investigatori dalle due vittime. Così la Dda ha potuto inchiodare e mandare a giudizio i due imputati. Pirozzi è stato preciso nelle proprie rivelazioni riferendo avvenimenti recenti e lontani con puntualità, individuando gli appartenenti al clan con riscontri plurimi.

Le sue conoscenze gli derivano dall’essere stato un fidato collaboratore di Feliciano Maliardo e prima ancora di Raffaele Maliardo, negli anni 98/99. Pirozzi venne inserito all’intemo del clan proprio da Raffaele Maliardo, il cui ruolo era quello di recuperare crediti con estorsioni. Pirozzi ha parlato anche di Michele Di Nardo, nipote di Raffaele Maliardo, come di colui che, entrato a far parte dell’associazione nel 2003, era divenuto punto di raccordo tra affiliati del clan Maliardo del gruppo di Napoli, capeggiato da Anna Aieta, ed il resto del clan di Giugliano. Pirozzi in merito ai due imputati ha riferito agli inquirenti sulla loro attività in ordine alle estorsioni e alla gestione dei distributori di benzina che è uno storico affare del clan Maliardo. Con i soldi del clan Maliardo, impiantava l’attività di distribuzione di benzina in particolare lungo la provinciale tra Parete e Giugliano.

Negli impianti venivano investiti anche i proventi delle rapine. L’attività con il passare del tempo venne ampliata con successo passando la gestione dei nuovi impianti sempre a parenti. Le teste di legno, alle quali venivano intestate le attività, ogni sabato erano tenute a fare i conti e a portare una parte del ricavato al clan. Presso queste società Raffaele Maliardo avrebbe anche monetizzato assegni provenienti da attività estorsive. I titolari che non erano puntuali nei pagamenti venivano anche malmenati e picchiati a sangue.

Uno di questi venne assillato al punto che, per frenare le ingerenze così violente dei Maliardo, minacciò di diventare collaboratore di giustizia e di raccontare la verità sulla vicenda Tamoil. Pirozzi affermò inoltre di essersi direttamente interessato alla vicenda dei distributori di benzina, provvedendo ad individuare i siti grazie ai propri contatti utili presso la Regione Campania.

Da il Roma
Di M.G. Pellegrino

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