Sono polemiche social e estive, che lasciano il tempo che trovano. Ma il tema è interessante: Sonia Bruganelli, moglie di Paolo Bonolis, ha postato su Instagram una foto del jet privato che li stava portando a Formentera. Travolta dalle critiche di chi l’accusava di “non pensare alla povera gente” ha risposto sempre su Instagram così:
“L’aereo privato non è nostro. Avendo molti bimbi, di cui una non proprio velocissima negli spostamenti, lo noleggiamo ogni anno. Potendo farlo, perché no? L’Italia è quel paese dove per essere apprezzato sui social network devi farti una foto dove se la fanno cani e porci (tipo a piazza del Duomo) vestito come un poveraccio; mentre se ti fai una foto in una suite, vestito con abiti di alta sartoria e pieno di gioielli, vieni meno apprezzato e addirittura criticato (pensate voi come stanno inguaiate alcune persone). Mentre all’estero è tutto il contrario”. “A me viene l’angoscia ogni volta che vedo molti personaggi pubblici italiani salire sui palchi in t-shirt e jeans (alcuni salgono addirittura in canotta e pantaloncini): credo che nel mondo dello spettacolo la semplicità non si puo’ vedere né scenicamente e né musicalmente (solo umanamente: e pubblicare una foto in una suite non vuol dire non essere una persona semplice). Italiani siate più positivi e meno frustrati: la vostra negatività è la rovina della vostra vita e del vostro paese. In Sud America molti sono poveri ma seguono e ammirano artisti superbi; non aggiungo altro”
Nella foto pubblicata si vedono infatti lei, il conduttore, i figli Davide, Silvia e Adele, e altri amici, a bordo di un aereo privato direzione Formentera, loro meta preferita per l’estate.
La risposta di Sonia Bruganelli ricorda tra le righe ai molti “leoni da tastiera” la motivazione reale della scelta, ovvero quella di tutelare una delle figlie, nata e tuttora affetta da un deficit motorio. Una preoccupazione che li ha spinti a preferire questo tipo di trasporto all’aereo di linea. Scelta sicuramente facilitata dalla grande disponibilità economica, ma motivata da ragioni ben più stringenti. E allora, era davvero il caso di criticare?