Un bimbo debilitato, cresciuto con bassi livelli ematici sin dagli undici mesi di vita fino ai sei anni. Succede in Danimarca, dove una donna di 36 anni, infermiera, è stata condannata dal tribunale lo scorso 7 febbraio a 4 anni di carcere per una vicenda tanto drammatica quanto surreale: prelevava un litro di sangue dal figlio una volta a settimana e poi lo gettava nel water.
La donna si è giustificata sui social dicendo che il bambino era malato. Ma in realtà non era così. «Gli ha tirato un litro di sangue alla settimana con piccole siringhe attraverso un tubo permanente posizionato sul petto», ha raccontato il NY Heder. Il bambino, che ora vive con suo padre, ha recuperato completamente le forze. I suoi livelli di sangue sono aumentati rapidamente dopo che la mamma è stata arrestata (nel settembre del 2017).
A svelare quanto accadeva tra le mura domestiche una telecamera di sorveglianza installata nella sua abitazione dalla polizia. L’obiettivo l’ha ripresa mentre era intenta a fare i prelievi. Gli investigatori hanno iniziato a indagare su di lei dopo essere stati allertati dai medici che dopo aver visitato il bambino avevano iniziato a sospettare che, dietro quei bassi livelli di sangue, ci potesse essere proprio la mamma. Anche se la donna continuava a dire che la condizione del figlio era dovuta ad una malattia del midollo.
Alla domanda sul perché l’abbia fatto, ha risposto: «Vorrei poterti rispondere, ma non posso». Un rapporto psichiatrico ordinato dal tribunale riferisce che la donna soffre della sindrome di Munchausen, si tratta di un disturbo psichiatrico per cui le persone colpite fingono la malattia o un trauma psicologico per attirare attenzione e simpatia verso di sé. A volte è anche conosciuta come sindrome da dipendenza dell’ospedale.