Sequestrati e picchiati selvaggiamente da uomini del clan Mazzarella per ottenere la restituzione di un’auto presa a noleggio dal valore di 80mila euro. I Carabinieri del NOR di Napoli hanno arrestato sei persone indagate per sequestro di persona a scopo estorsivo e lesioni aggravate dal metodo mafioso. Le accuse includono lesioni con una prognosi di 10 giorni per ferite al cuoio capelluto curate con diversi punti di sutura a una delle due vittime.
Gli arrestati
Gli arrestati sono stati trasferiti al carcere di Secondigliano e sono difesi dagli avvocati Luigi Poziello, Diego Pedicini, Giuseppe Milazzo, Antonio Bucci e Alessandro Pignataro. Ecco i nomi degli arrestati:
- LAMA Arturo, nato a Napoli il 24.8.1970
- DE FILIPPO Salvatore, nato a Napoli il 4.10.1982
- CICCARELLI Giuseppe, nato ad Aversa il 29.10.1987
- GIANNETTI Salvatore, nato a Napoli il 26.9.1982
- AMARO Mario, nato a Napoli il 10.3.1987
- MARTORI Antonio, nato a Pozzuoli il 17.5.1983
L’accusa
Secondo l’accusa, i sei avrebbero sequestrato V. V. e A. G. per ottenere la restituzione di un’Audi RS3 grigia presa a noleggio da una società con sede a Giugliano in Campania o, in alternativa, la somma equivalente al valore dell’auto, circa 80.000 euro. Le vittime avrebbero preso la macchina di lusso a noleggio e poi avrebbero simulato un furto con lo scopo di rivenderla autonomamente.
Il sequestro
Scoperto il raggiro, i due sono stati aggrediti e costretti a salire su uno scooter e su un’auto, per poi essere condotti in un appartamento a piano terra in via Castagnola, Napoli. Qui sono stati brutalmente picchiati mentre i sequestratori, dichiarando di appartenere al clan Mazzarella, proferivano minacce di morte: “Dacci subito la macchina; non lo sapevi che era nostra”. “Avvisa la tua compagna che stai con noi. Se non ci restituisci l’auto o il suo valore, ti chiudiamo in uno scantinato fino a quando un tuo familiare non ci porta i soldi”. “O ci porti la macchina o ci dai 80.000 euro, o ti ammazziamo, ti abbiamo già scavato la fossa”.
Le modalità dell’aggressione
In particolare, A.G. è stato picchiato selvaggiamente con calci e pugni all’interno di un bar, per poi essere costretto a salire su una Fiat Panda bianca. Una volta arrivati nell’appartamento, è stato nuovamente picchiato da vari membri del gruppo e persino bruciato con una sigaretta sulla fronte. Le lesioni riportate da A.G. sono state giudicate guaribili in 10 giorni e comprendono una ferita lacero-contusa nella regione occipitale suturata con punti. L’accusa è aggravata dall’uso del metodo mafioso, con l’intento, secondo l’accusa, di agevolare il clan Mazzarella e mantenere il controllo del territorio attraverso la violenza e l’intimidazione.