Si avvicina l’appuntamento del 3 marzo, giorno di primarie per il Partito Democratico, attraverso esse si procederà alla scelta del segretario nazionale e dei componenti dell’assemblea generale, il massimo organo rappresentativo del partito democratico.
Le Primarie sono nate per essere anche un momento di orgoglio e partecipazione per i nostri elettori e non solo, in questo momento storico del PD possono rappresentare una svolta decisiva per l’esistenza del partito nello scenario politico nazionale.
Fino a prima del 4 marzo 2018 lo strumento democratico delle primarie è stato man mano inquinato da distolte attuazioni in moltissime realtà locali, anche a Giugliano, si è sempre più praticato il sistema dell’accordo “a tavolino” senza il coinvolgimento attivo di iscritti e non. Ci si è adeguati a tutto ciò che il “tavolino” dei capobastoni metropolitani emanava, dopo che si erano seduti con in testa il perseguimento dell’obiettivo di componente e/o personale, senza dar luogo ad una politica d’ascolto, che nel caso specifico poteva essere l’espressione di un voto reale e spontaneo. Tale agire ha determinato il distacco da ciò che è e deve essere la linfa vitale per i partiti politici, la persona fisica, la gente, il popolo.
Il “tavolino” ha sostituito finanche un vero dibattito e confronto interno determinando un appiattimento, la perdita di qualsiasi stimolo di partecipazione alla vita di partito, che permetteva di veicolare all’esterno la voglia di partecipazione attiva alle realtà socio-culturali cittadine.
Su molti temi il PD ha necessità vitale di confrontarsi e lo potrà fare solo rimanendo unito e sentendosi una comunità, anche in vista delle prossime scadenze elettorali, in occasione delle quali il ruolo dei militanti e dei dirigenti potrà essere più incisivo. C’è bisogno di un partito che si occupi più di cose concrete, di bisogni della gente, di lavoro, di lotta alla criminalità, di sanità, di istruzione e meno di scontri e rivalse interne; un partito che sia in grado di stare sul territorio, di confrontarsi con le associazioni, le organizzazioni di ogni genere e innanzitutto con i cittadini.
A Giugliano siamo una delle poche realtà dove c’è stata la capacità di tenere in piedi un circolo organizzato o semi, come lo si voglia definire, sicuramente necessità incrementare l’attività politica, dobbiamo in tutti i modi scrollarci di dosso le incrostazioni che hanno toccato anche la nostra realtà territoriale e che sono scaturite da una gestione nazionale del partito, talvolta arrogante e travolta dal renzismo esasperato e deviato, una gestione messa in atto da esponenti che hanno dimostrato di non aver nulla a che spartire con la sinistra e il centrosinistra. Il PD a Giugliano ha necessità improcrastinabile di rapportarsi alla realtà socio-culturale della città, tenendo ben presente i pur labili segnali pervenuti dalle elezioni di Abruzzo e Sardegna, là dove le candidature a governatore regionale e le coalizioni sono state determinanti se pur non vincenti.
Dobbiamo ficcarci bene in testa che tra qualche mese tutti i tatticismi avranno un loro esito e ci si ritroverà come oggi ad interrogarsi sull’identità, sulla funzione nel quadro politico italiano del PD.
Detto ciò, voglio augurarmi che domenica 3 marzo parti da Giugliano un segnale politico-organizzativo che permetta a tutti di esprimere REALMENTE il proprio voto per la scelta del Segretario Nazionale del Partito Democratico. Le primarie devono ritornare ad essere lo strumento che erano allorquando sono state pensate, un momento di competizione tra idee diverse, ma convergenti su l’unico obiettivo, quello di aprire, migliorare e far crescere il Partito Democratico. Se non si potrà arrivare a dare una vera svolta, iniziando dal 3 marzo, dal giorno dopo ci si avvierà verso un nuovo 4 MARZO.
Giovanni De Vivo