L’aula della Corte d’Assise di Milano è stracolma di giornalisti e curiosi. Il processo contro Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso la sua fidanzata incinta, Giulia Tramontano, a Senago, lo scorso maggio, è sotto i riflettori dei media. Alle 9 e 40 di oggi, 18 gennaio, è giunto, in jeans e barba lunga, l’imputato, che durante la prima parte dell’udienza non ha nascosto le lacrime.
Giulia Tramontano, partito il processo contro Impagnatiello: l’imputato scoppia in lacrime
Le accuse nei confronti del 30enne ex barman dell’Armani Cafè di via Manzoni di Milano sono pesantissime: omicidio aggravato dalla premeditazione, crudeltà, futili motivi e dal vincolo affettivo; occultamento di cadavere e procurata interruzione di gravidanza.
Davanti alla ressa di telecamere, Impagnatiello, giubbotto blu, l’aspetto trasandato, non ha risposto alle domande dei giornalisti e ha abbassato lo sguardo. Per tutta la durata dell’udienza, è rimasto chiuso nel suo silenzio e ha pianto sommessamente asciugandosi le lacrime dal viso con un fazzoletto bianco.
La famiglia chiede l’ergastolo: “Non ci fermeremo davanti a nulla”
Giunti da Sant’Antimo i parenti di Giulia: il papà Franco, la mamma Loredana e i fratelli Chiara e Mario. Durante l’udienza di oggi i giudici dovranno esprimersi anche sulla costituzione di parte civile del Comune di Senago rappresentando dall’avvocato Antonio Ingroia. I familiari in un appello lanciato anche via social chiedono l’ergastolo. Non sono mancati durante la prima fase del processo momenti di confusione, tanto che i carabinieri hanno sgomberato l’aula. “Non ci fermeremo davanti a niente e nessuno finché non avremo giustizia“, ha detto papà Franco.”La nostra forza sono Giulia e Thiago. Loro ci daranno la forza, sempre e per sempre”.