“Si è aggrappata”: è questo il labiale che secondo i giudici ha incastrato Giuseppe Varriale nel processo d’appello. Il ragazzo sapeva che trascinando Alessandra Madonna con l’auto avrebbe potuto ucciderla. A dirlo è la V Sezione della Corte d’Appello di Napoli che ha condannato l’ex fidanzato della vittima otto anni e due mesi di reclusione. L’accusa è di omicidio preterintenzionale.
Processo Madonna, le motivazioni
Le motivazioni della sentenza del processo Madonna sono state depositate in questi giorni. Si tratta di trenta pagine che spiegano perché si è passati dall’accusa di omicidio stradale del primo grado a questa seconda condanna. Secondo la tesi del Tribunale che ha in parte accolto le deduzioni della pubblica accusa, Varriale si era perfettamente reso conto che Alessandra Madonna fosse attaccata con le mani allo sportello del SUV. Non solo: era ben consapevole che, accelerando, avrebbe potuto ucciderla o farle molto male mettendo a rischio la sua incolumità fisica. A incastrare Varriale sono state le sue stesse dichiarazioni, rese nell’immediatezza dei fatti.
Le telecamere che lo incastrano: “Si è aggrappata”
Al Pronto soccorso, Varriale spiega ai sanitari che la giovane “si è aggrappata”. Le immagini di videosorveglianza dell’ospedale, infatti, rilanciate anche da “Le Iene” in un servizio, lo inquadrano mentre chiede aiuto. A chi gli domanda cosa fosse successo, lui spiega che la ragazza si era attaccata alla macchina. Frase che gli investigatori hanno ricavato analizzando il labiale di Varriale. La Corte di Appello sottolinea anche che non era sua intenzione uccidere Alessandra. Però, viene evidenziato, Varriale, compiendo quell’accelerazione, “per sottrarsi alla mal sopportata invadenza della sua ex fidanzata”, mentre lei era aggrappata, non poteva non prevedere che lei “potesse farsi male cadendo o sbattendo”.