L’abolizione rientra tra i progetti del prossimo Governo. Ma in attesa di capire tempi e modalità dell’intervento, si va verso le prime modifiche. Parliamo del reddito di cittadinanza, oggetto di violenti scontri e accesi dibattiti in campagna elettorale. Un ritocco al sussidio potrebbe arrivare già con la prossima legge di Bilancio, che segnerà il passaggio di consegne tra il vecchio Esecutivo e quello nuovo.
Reddito di cittadinanza, prime modifiche con la legge di bilancio
Quello che è un cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle è un acerrimo nemico per Fratelli d’Italia. Il partito più votato alle ultime elezioni politiche del 25 settembre è intenzionato a smantellarlo, considerando la misura come una forma di assistenzialismo e un disincentivo alla ricerca di lavoro. La prima, vera modifica che ne limiterà l’accesso sarà il numero di offerte di lavoro oltre le quali si perde il beneficio.
Secondo Il Fatto Quotidiano, per le modifiche già sono all’opera Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di Fdi, e Maurizio Leo, responsabile economico del partito. La norma attuale prevede la perdita del sussidio se si rifiutano due offerte di lavoro. Sia dai centri per l’impiego che dai privati. Fratelli d’Italia è intenzionato a ridurre la possibilità di respingere l’offerta da due a una. La modifica entrerebbe già nella prossima legge di bilancio, da inviare a Bruxelles entro il 16 ottobre. L’altra mossa del Governo sarà poi l’intensificazione dei controlli per scovare i furbetti. Francesco Lollobrigida, ex capogruppo Fdi al Parlamento, ipotizza dunque un percorso a tappe verso l’abolizione del sussidio.
Il bonus edilizio
Altro intervento in cantiere è una sforbiciata al Superbonus 110%, la misura sostenuta fortemente dal Movimento Cinque Stelle per favorire la ripresa del settore edile. Le ristrutturazioni al momento hanno pesato per 25 miliardi tra il 2020 e il 2022. Il prossimo Governo è intenzionato a ridurlo. Come? Escludendo dall’accesso al beneficio una determinata fascia di immobili, visto che l’attuale normativa, non tenendo conto del valore degli edifici e delle difficoltà di applicarlo ai condomini, è diventato un affare soprattutto per la classe medio-alta e i possessori di seconde case.