Reddito di cittadinanza, stop ai fannulloni: andrà solo a chi studia o si forma

Spuntano nuovi criteri per limitare l’accesso al reddito di cittadinanza. Occorrerà studiare o essere inseriti in un percorso lavorativo o di formazione per ottenere il sussidio. Fannulloni e persone senza istruzione non potranno beneficiare del RdC.

Reddito di cittadinanza solo a chi lavora o è in un percorso di formazione

La nuova ipotesi del governo è nata dall’analisi dei dati sui percettori del reddito. Secondo una stima, il 70 % dei beneficiari ha la licenza elementare o la terza media, meno del 3 % è laureato. Così su più di un milione di beneficiari ritenuti occupabili, appena 200 mila avevano un contratto di lavoro attivo a ottobre del 2020.

Come spiega il Messaggero, la difficoltà della ricollocazione nel mondo del lavoro dipende proprio da questo. Gli operatori che lavorano sul territorio segnalano da tempo l’impossibilità di trovare qualcuno disposto ad assumere i percettori senza istruzione né passate esperienze lavorative alle spalle. Per questo a Palazzo Chigi l’entourage di Mario Draghi sta pensando di subordinare l’accesso al reddito a un’altra condizione: patti formativi o studi universitari. In pratica, il candidato dovrà dimostrare all’INPS di essere inserito in un percorso di istruzione o di formazione. L’obiettivo è di evitare che il reddito diventi solo una misura assistenzialistica ma favorisca al contrario il miglioramento delle competenze del singolo disoccupato.

Del resto, come già sottolineato nei giorni scorsi dal ministro Andrea Orlando, una delle priorità del governo è proprio quella d’intervenire in questa fase sull’accesso all’istruzione e alla formazione delle persone con livelli di bassa scolarizzazione. Il sussidio si è rivelato un efficace aiuto anti-Covid da quando è deflagrata la pandemia e con il decreto Sostegni l’esecutivo lo ha rifinanziato con 1 miliardo di euro in vista di un possibile ulteriore aumento dei percettori dovuto al perdurare dell’emergenza. Una modifica importante è già arrivata con l’ultimo provvedimento del Governo: la sospensione del beneficio per sei mesi per chi sottoscrive un contratto a termine o ha un parente sotto contratto. E’ il primo ritocco a una misura destinata a diventare più restrittiva con il governo Draghi.

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