Un malore che se i medici l’avessero diagnosticata in tempo Rita non sarebbe morta. È proprio su questo fatto i genitori di Rita Caccioppoli, la 27enne napoletana deceduta all’ospedale del Mare a Napoli, ufficialmente per un malore.
La Procura di Napoli aveva aperto un fascicolo subito dopo il decesso ma l’autopsia non aveva evidenziato elementi nuovi che non riconducessero ad un “malore improvviso” la morte della giovane.
Per i genitori la verità era altrove e così hanno nominato un perito di parte che avrebbe riscontrato tutt’altro e che dunque ha chiesto di riaprire il caso.
Secondo il perito della famiglia, infatti, Rita sarebbe morta a causa di uno “scompenso cardiocircolatorio con pericardite e miocardite non diagnosticato”. La giovane aveva già accusato diversi sintomi ma mai nessuno li aveva presi in considerazione.
Il calvario di Rita Cacciappoli
I medici di un primo ospedale avevano ipotizzato una tiroidite da Hoshimoto.
In un’altra importante struttura sanitaria napoletana, dopo una degenza durata 18 giorni, la diagnosi fu depressione da stress, riconducibile, probabilmente, anche al Covid.
Ma anche questa diagnosi non aveva convinto i genitori. Dunque un nuovo consulto, questa volta al neurologo Gaetano D’Arienzo, il quale aveva escluso la presenza di disturbi alimentari, prescrivendole tuttavia antidepressivi che la costringevano a dormire tutto il giorno.
Il giorno dopo il drammatico epilogo i familiari della giovane, si sono recati nel Commissariato di Polizia di Ponticelli, a Napoli, per sporgere denuncia e chiedere all’autorità giudiziaria di fare luce sulla tragica vicenda.