Ritorno a scuola, Martemucci e Felaco:”Non è vita da bambini stare a casa”

Le scuole hanno riaperto le loro porte ai bambini in età pediatrica. Ospiti della trasmissione di TeleClubItalia Campania Oggi, Luigi Martemucci e Raffaele Felaco, rispettivamente primario del reparto di pediatria del Santobono di Napoli e psicologo, psicoterapeuta e direttore del periodico Psicologinews, analizzano gli aspetti medici e psicologici legati alla pandemia e alla DAD.

Riapertura e preoccupazioni. Dopo mesi di DAD, ieri i bambini di elementari e medie sono ritornati fra i banchi. Con la riapertura tornano tuttavia le preoccupazioni dei genitori, in netto contrasto con l’entusiasmo dei nostri ragazzi. “Il fatto che i genitori siano preoccupati è logico, ma la loro preoccupazione si trasformerà in una maggiore attenzione nel portare i bambini a scuola. Alla fine gli studi usati dal Ministero mostrano come l’apertura delle scuole non incide sulla diffusione del virus. E poi c’è un’altra cosa importante, attualmente stiamo circa al 70% del personale scolastico vaccinato”. Questo il commento del dottor Martemucci, che ha aggiunto:”Non è possibile che si manifesti preoccupazione per le scuole, e poi si portano i bambini al parco tra tantissime persone”.

Anche per il Dottor Felaco, psicoterapeuta, la riapertura delle scuole è fondamentale. “Non è vita da bambini stare in casa, devono andare a scuola ed essere in contatto con i pari. È una base fondamentale per lo sviluppo psichico della persona”, ha detto. “I bambini che avevano già problemi piccoli o medi nella socialità, adesso li hanno aumentati. Privarli della possibilità terapeutica di stare tra i loro coetanei è un male”, ha poi concluso.

Mens sana in corpore sano. “La salute è unica, e c’è solo quando è psicologica, fisica e ambientale insieme”, ha spiegato il dottor Felaco. “I disturbi alimentari ne sono un esempio”, ha continuato.
Sulla stessa linea di pensiero si trova anche il pediatra Martemucci. “Negli adolescenti abbiamo avuto problemi ben più gravi di autolesionismo, mentre nei bambini in età pediatrica esistono disturbi come il dolore addominale. Abbiamo un aumento notevole di tali patologie, che dipendono da disturbi psichici”. Questo quanto riportato dal medico, che ha aggiunto: “ci sono anche problemi legati agli incidenti domestici. Ho ricoverato bambini che avevano ingoiano liquidi sbagliati, monetine”.

Un problema da non sottovalutare, soprattutto considerando che “se i bambini sentono parlare ogni giorno di morte, è chiaro che iniziano a temere per i loro genitori. Vanno incontro a fenomeni psicologici importanti, dalle grandi conseguenze”. Al riguardo, il dottor Felaco è stato molto chiaro. “Dobbiamo capire che questa condizione sarà cronica e porterà danni dappertutto. I bambini capiscono tutto, ma a modo loro. Un bambino di tre anni capisce benissimo che un genitore può morire, ma fa delle sue considerazioni”. Queste le sue parole.

Campagna vaccinale, i rischi dell’info-demia. Info-demia: le troppe informazioni, spesso tra loro contrastanti, stanno recando parecchi danni alle persone, soprattutto dal punto di vista psicologico. L’ansia riguardante la vaccinazione ne è un esempio. “Io penso soprattutto alle persone anziane che stanno a casa e guardano la televisione. Questi poveretti, già tristi, soli e spaventati, vengono bombardati da milioni di informazioni. Questa condizione determina le ansie delle persone, anche le più giovani”, ha commentato il dottor Felaco. “Purtroppo è un pò difficile frenare questa mole di informazioni, tutti quanti dovrebbero essere più
responsabili, ma capisco che è difficile. La realtà è che le cose non si sanno, e non si possono dare così le ricette alle persone. Su questi vaccini noi non abbiamo informazioni adeguate per avere posizioni razionali, quindi abbiamo solo posizioni emotive”. Questa la sua considerazione.
“Bisogna vaccinarsi”, ha poi ribadito il dottor Martemucci. “Ci dobbiamo affidare agli organi ufficiali, l’EMA e l’AIFA. Soprattutto l’EMA ha osservato che i benefici del vaccino sono estremamente superiori a qualche problema che si ha”, ha poi aggiunto. “Sui grossi numeri, è chiaro che ci possa essere un caso di allergia o reazione avversa. Capisco anche che nel momento in cui lo si va a dire, si trasmette ansia. Un modo diverso di comunicazione può aiutare. Bisogna aprire più punti possibili per vaccinare. Non è ammesso che abbiamo 2 milioni di vaccini fermi”. Questo infine il suo commento sulle conseguenze dell’info-demia odierna.

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