Chiudere i campi rom entro novembre e aiutare la comunità nomade a trovare un’abitazione, favorendo così il loro inserimento in società. Questi gli obiettivi inseriti nel piano varato dal Comune di Roma, che includerebbe anche aiuti economici fino a 10mila euro per ciascun nucleo familiare.
I fondi stanziati per questa operazione ammontano a circa 357mila euro. Oltre alla chiusura del campo, l’appalto prevede la regolarizzazione dei documenti di chi vi abita. E non solo: anche l’attivazione di laboratori educativi e di apprendimento e lo sviluppo di abilità professionali dedicati agli adolescenti e agli adulti e l’informazione per l’accesso al mercato dle lavoro. Per l’inclusione lavorativa sono previsti contributi, fino a un massimo di cinquemila euro per ogni famiglia, destinati all’avvio “di piccole realtà imprenditoriali” e a sostenere “spese per acquisizione di licenze, patenti ed espletamento pratiche”.
Per ottenere l’autonomia abitativa è necessaria “la sottoscrizione e la registrazione del contratto di locazione per alloggi singoli o in coabitazione e sarà erogato direttamente ai proprietari degli immobili locati”, per un importo massimo di 800 euro al mese. L’obiettivo dell’amministrazione comunale è chiudere i sei principali campi ancora abitati, per un totale di circa seimila nomadi presenti in città. Finora solo un campo nomade, quello di Castel Romano, è stato in parte sgomberato e l’operazione è tutt’ora in corso, dal momento che alloggiano ancora 128 famiglie.
Campo rom a Giugliano: il progetto “Abramo” mai decollato
Il programma varato dal Campidoglio ricorda quello approvato un anno fa in Regione Campania per favorire l’integrazione dei nomadi a Giugliano. Dopo lo sgombero del campo rom in località Schiattarella, la comunità rom occupò abusivamente via Carrafiello. Territorio nel quale le famiglie risiedono ancora. Il progetto Abramo, finanziato per circa 850mila euro, prevedeva una serie di attività per l’inclusione del gruppo etnico in fase di stallo, tra cui il reinserimento scolastico dei bambini e programmi a sostegno dell’integrazione dei ragazzi e delle ragazze. Fino ad oggi però le associazioni incaricate non hanno individuato soluzioni abitative per liberare l’insediamento abusivo, pertanto il piano non è stato mai del tutto avviato.