Il sangue di San Gennaro non si è sciolto. Questo il responso dell’abate Vincenzo De Gregorio al termine della celebrazione nella capella di San Gennaro a Duomo. Il liquido sacro, che le tradizione attribuisce al santo patrono di Napoli, racchiuso nell’ampolla, non si è sciolto.
La mancata liquefazione. In realtà il miracolo di San Gennaro si è compiuto a metà.. C’è stato un piccolo velo in superficie, ha spiegato l’abate, ma allo stato attuale non si può parlare di prodigio”. Il sangue si sarebbe sciolto parzialmente per poi ricoagularsi subito dopo. Questo quanto dichiarato alla presenza dei membri della Deputazione e dell’assessore alla Cultura e al Turismo.
I due tentativi. Il primo tentativo è avvenuto alle 13, al termine della celebrazione, poi il rito è ripartito di pomeriggio alle 16. Ma il sangue di San Gennaro non si è sciolto. Così l’ampolla alle 19 e 15 è stata riposta e la Capella del Tesoro chiusa con i suoi segreti. Tantissimi i devoti di San Gennaro delusi dal mancato miracolo.
Cosa significa? Cosa succede quando il sangue non si scioglie? Chiariamo che il famoso miracolo è atteso tre volte all’anno. Secondo la tradizione, il 19 settembre, giorno del martirio del patrono di Napoli, il 16 dicembre (anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1631, quando si dice che il santo riuscì fermò la lava alle porte della città) e il sabato precedente la prima domenica di maggio, data della traslazione del corpo.
Quando non si scioglie il sangue, questo è considerato un segno infausto per la città e i napoletani: carestie, pestilenze, terremoti. Tra i casi più celebri della mancata liquefazione, nel settembre del 1939 e del 1940, ad esempio, in corrispondenza con l’inizio della seconda guerra mondiale e dell’entrata nel conflitto dell’Italia; nel settembre del 1943, data dell’occupazione nazista, nel settembre del 1973, periodo della diffusione del colera a Napoli e nel settembre del 1980, anno del terremoto in Irpinia.