Sant’Antimo, 50 euro a voto: così la camorra comprava le elezioni per il centrodestra

Sant’Antimo. Cinquanta euro per ogni voto a favore di candidati di centrodestra. E’ questo quanto emerge dall’inchiesta che ha portato alla retata di questa mattina a Sant’Antimo e all’arresto di 59 persone tra politici, camorristi e imprenditori. Le ultime elezioni amministrative, quelle del 2017, che hanno poi portato alla vittoria di Aurelio Russo, sono state condizionate da una “capillare campagna di voto di scambio”.

Elezioni a Sant’Antimo, l’accusa di voto di scambio

Nel comunicato delle forze dell’ordine si legge: “È stato altresì accertato il condizionamento delle elezioni comunali del Comune di Sant’Antimo (sciolto il 20 marzo u.s. per infiltrazioni mafiose) tenutesi nel giugno 2017, attraverso una capillare campagna di voto di scambio. In tal senso è stata fatta luce su un’incalzante opera di compravendita di preferenze, con una tariffa di 50 euro per ogni voto, a favore di candidati del centrodestra, soccombente, come noto, al ballottaggio, dopo un primo turno favorevole”.

Ma le pressioni non sarebbero terminate con le elezioni. Le cosche locali avrebbero continuato a mantenere il controllo sul Comune. “A seguito della mancata affermazione elettorale, la strategia criminosa è stata finalizzata da un lato a far decadere quanto prima la maggioranza consiliare e dall’altro a mantenere – malgrado una Amministrazione di diverso schieramento politico – il controllo sul locale Ufficio Tecnico attraverso la conferma nel ruolo di responsabile dell’ingegnere Claudio Valentino“, si legge nel comunicato.

Gli attentati e le minacce

Le indagini hanno fatto luce su due attentati dinamitardi commessi nel 2018, indirizzati alle abitazioni di consiglieri comunali di maggioranza con l’obiettivo di farli dimettere dalla loro carica e così far venir meno il numero legale per il funzionamento del Consiglio e determinarne lo scioglimento. Inoltre, sono stati individuati gli autori di un terzo attentato esplosivo (6.1.2018) in danno dell’abitazione dei familiari del collaboratore di giustizia, Claudio Lamino.

Gli investigatori hanno anche individuato scopo e mandanti di atti intimidatori nei confronti di alcuni funzionari del locale Ufficio Tecnico, al fine di dissuaderli dall’accettare l’incarico di dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Sant’Antimo. Infatto le indagini hanno permesso di ricostruire un collaudato sistema di illecita gestione dell’Ufficio tecnico nell’interesse delle tre consorterie camorristiche locali. L’ufficio aveva a capo l’Ingegnere Valentino, indagato sia per l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa (clan Puca), sia per episodi di corruzione e di turbata libertà degli incanti relativi a 4 gare a evidenza pubblica, del complessivo valore di oltre 15 milioni di euro.

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