Sant’Antimo: colpito al petto e al gluteo. Forse anche D’Isidoro obiettivo dei sicari

Potrebbe non essere Antonio Bortone, il 26enne ucciso come un boss, l’unico bersaglio del commando armato che ieri ha aperto il fuoco in via Solimena, a Sant’Antimo.

Sant’Antimo: D’Isidoro colpito al petto e al gluteo

Altri due colpi di pistola sono stati esplosi all’indirizzo di Mario D’Isidoro, 29 anni ritenuto dagli inquirenti – e come riportato dal Mattino – affiliato al clan Ranucci assieme alla vittima. Anche lui si trovava tra i palazzoni della “219”, non è chiaro però se fosse a bordo dello scooter di Bortone o se si trovasse nei paraggi per incontrare qualcuno o proprio il 26enne. Fatto sta che sul luogo dell’agguato c’era anche Mario D’Isidoro e i sicari sapevano con ogni probabilità che lì lo avrebbero trovato.

L’omicidio

Bortone è morto sotto una scarica di proiettili mentre il 29enne, che gestirebbe un locale in zona, è stato raggiunto da due colpi di pistola. Una pallottola lo ha centrato allo sterno per poi fuoriuscire dal petto; un’altra, invece, si è conficcata nel gluteo. Soccorso forse da un passante, è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale “Giuseppe Moscati” di Aversa: qui i medici lo hanno subito portato in sala operatoria per sottoporlo a un intervento per rimuovere il proiettile.

Attualmente è ricoverato nel reparto di chirurgia del nosocomio normanno e non è in pericolo di vita. Chi ha sparato probabilmente aveva intenzione di ucciderlo. Forse l’obiettivo dell’agguato non era solo Bortone ma anche il 29enne. Agli inquirenti, giunti in ospedale, non ha saputo o forse non ha voluto fornire elementi utili circa la dinamica e gli autori dell’omicidio.

Sulle indagini viene mantenuto il riserbo, anche se i Carabinieri non escludono che tra le possibili piste da seguire ci possa essere anche quella di un regolamento dei conti per il  controllo dello spaccio di droga in un territorio conteso da tre cosche criminali diverse, i clan “Verde”, “Puca” e “Ranucci”.

 

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