E’ finito ai domiciliari in Calabria Vincenzo D’Aponte, dopo l’interrogatorio che si è svolto lo scorso mercoledì. Si tratta dell’imprenditore di Sant’Antimo, in affari con Lorenzo Puca, figlio del boss Pasqualino.
L’impresario – difeso dal legale Marco Sepe – secondo l’accusa organizzava gli incontri presso il suo studio o suoi cantieri, fungendo da intermediario tra lui e le vittime del racket, dove difatti venivano espletate le richieste estorsive. I fatti risalgono al periodo compreso tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018.
Le vittime delle estorsioni sono imprenditori anch’essi, tra cui anche il proprietario di un terreno su cui è poi sorto un complesso edilizio preso di mira dal clan.
Al Puca è stato contestato, oltre al reato di estorsione, anche quello di violenza privata, in merito alla vendita di sei appartamenti ad una società ritenuta vicina al clan.
“Lorenzo vi deve parlare”, questa la frase con cui alcuni imprenditori di Sant’Antimo venivano condotti al cospetto del figlio del boss, per essere costretti a pagare un pizzo da 25 mila euro, o a vendere appartamenti al clan o a società gradite all’organizzazione criminale.