Sciolto per infiltrazioni camorristiche il comune di San Giuseppe Vesuviano

È stato sciolto per infiltrazioni camorristiche il Comune di San Giuseppe Vesuviano in provincia di Napoli. Il provvedimento è stato assunto durante il Consiglio dei Ministri del 9 giugno.

Lo scioglimento arriva dopo sei mesi di indagine da parte della commissione d’accesso inviata ad agosto scorso dalla prefettura e mette fine anzitempo al mandato del sindaco Vincenzo Catapano.

Sciolto comune di San Giuseppe Vesuviano

Termina così con un anno d’anticipo il mandato di Vincenzo Catapano, eletto nel 2018 a capo di una serie di liste civiche ma da sempre considerato uomo forte della Lega di Matteo Salvini in Campania.

Nel mirino deilla commissione inviata dalla Prefettura di Napoli tutti gli atti dell’amministrazione Catapano, a partire dall’insediamento, relativi ad appalti pubblici, subappalti, consulenze, abusi edilizi e attività amministrativa.

La Commissione di indagine, formata dal viceprefetto Maria Lucia Trezza, al Commissario capo Riccardo Buonomo, in servizio presso la Divisione Anticrimine della Questura di Napoli, e il capitano della Guardia di Finanza Antonio Pacelli, comandante della Prima sezione danni erariali delle fiamme gialle di Napoli, ha indagato vari mesi sull’attività svolta in questi anni dall’amministrazione sangiuseppese, guidata dal sindaco Vincenzo Catapano.

Numerose erano state le denunce presentate alla Procura di Nola, alla Prefettura di Napoli e alla Corte dei Conti in merito a una serie di attività amministrative.

Le parole del sindaco

Questo il commento del sindaco: “Un’ora fa il Consiglio dei Ministri ha sciolto il consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano per infiltrazioni camorristiche. Viene affermato che l’azione dell’amministrazione da me guidata sarebbe stata permeabile alla criminalità organizzata. Riteniamo che ciò non risponda al vero e che rappresenti una insopportabile ingiustizia.

Per noi parlano anni di lotta chiara ed aperta alla criminalità organizzata, per noi parlano i comizi in cui personalmente affermai che non avremmo mai chiesto e mai voluto i voti della camorra, per noi parlano chiaro le denunce fatte all’Autorità Giudiziarie ed alla D.D.A. competente nei confronti di diversi elementi collegati ed appartenenti alla criminalità organizzata locale; per me parla chiaro l’essere stato testimone della Pubblica Accusa in un processo di criminalità organizzata; per noi parla chiara l’azione di tutti questi anni in cui abbiamo promosso decine di iniziative contro la camorra, ospitando anche il Procuratore Nazionale Antimafia e diversi Magistrati ed in cui ci siamo sempre costituiti parte civile in tutti i processi per associazione a delinquere, per noi parla chiaro l’aver profuso ogni sforzo per restituire alla città un bene confiscato alla criminalità organizzata ed aver dedicato una piazza a Falcone e Borsellino vittime della mafia, per sensibilizzare i nostri figli alla legalità, ma soprattutto e più di tutto per noi parla la nostra azione amministrativa, che rivendichiamo pulita, trasparente, onesta ed in contrasto alla criminalità organizzata. Faremo valere questa e tante altre fondate ragioni dinanzi al T.A.R. dove cercheremo di ripristinare la Verità.

Non è solo un dovere che avvertiamo nei confronti di un’intera comunità , che viene mortificata da un provvedimento ingiusto e non aderente alla realtà, ma è un ricorso che facciamo alla GIUSTIZIA per ottenere un provvedimento che ripristini la verità e dimostri la correttezza della nostra amministrazione, che dobbiamo a noi, all’onore della nostra città ed all’onore dei nostri figli”.

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