Melito. Tre delitti che potrebbero essere collegati tra di loro e rappresentare un nuovo riassetto all’interno del clan Amato Pagano, i cosiddetti Scissionisti della faida di Scampia che controllano le piazze di spaccio nell’area a nord di Napoli e soprattutto a Melito. L’omicidio di Giovanni Arrivoli, la donna boss 41enne che voleva diventare uomo ritrovata senza vita qualche giorno fa in un fossato in via Giulio Cesare, è stato infatti preceduto da altri due: quello di Luigi Di Rupo, 24enne residente a Mugnano crivellato di colpi lo scorso 5 maggio all’interno di un bar in via Po, e quello di Davide Tarantino, 43enne vittima di “lupara bianca” (scomparso, la sua auto fu ritrovata lo scorso 26 febbraio intorno al Lago Patria). Alla morte sarebbe sfuggito invece Carmelo Borrello, detto “Caminiello”, parente della Arrivoli. Il giovane si sarebbe fatto arrestare due mesi fa probabilmente inscenando una violazione degli arresti domiciliari a cui era sottoposto.
Una lunga di scia di morti che delineano dunque uno scenario preoccupante. Adesso gli investigatori – secondo quanto riporta Il Mattino – si stanno concentrando soprattutto su quello che accadeva nel bar Bleu Moon, gestito proprio dalla donna boss nella piazza di spaccio del Rione 219 in via Lussemburgo. Il locale, affidato nel 2012 alla Arrivoli dopo la detenzione per droga, avrebbe rappresentato il luogo dove passavano tutte le attività: partite di droga, somme di denaro, armi ed anche i segreti della criminalità organizzata. Su questo versante a quanto pare si stanno muovendo le indagini coordinate dalla Dda di Napoli e svolte dai carabinieri.
Giò, così veniva chiamata la 41enne uccisa a colpi di pistola e gettata in una campagna con l’intenzione di occultare il cadavere, sarebbe stata eliminata per un ammanco di una grossa somma di denaro dalle casse del clan. Prima di essere uccisa sarebbe però stata anche sottoposta ad un interrogatorio con torture. E forse una volta svelati i segreti eliminata.