Se in Ucraina vince la Russia, l’Europa e l’Italia non saranno più le stesse

Sono ore convulse sullo scenario internazionale. Mentre Kiev viene cinta d’assedio dall’esercito russo, si decidono i destini dell’Europa. L’invasione dell’Ucraina vale per il futuro prossimo del Vecchio Continente la partita più importante e decisiva. Se la Russia ne uscirà vincitrice, l’Italia e la Nato non saranno più le stesse.

Se in Ucraina vince la Russia

La Russia potrebbe ottenere in Ucraina quanto ha ottenuto in Siria: l’insediamento di un governo compiacente. Non a caso, in queste ore, Putin ha rivolto un appello all’esercito ucraino perché deponga Zelensky e prenda il controllo del Paese. L’instaurazione di un regime militare che rinneghi l’Occidente e stringa patti con la Russia è quanto vorrebbe il Cremlino. Significherebbe la fine dell’espansione della Nato a Est e il crollo di ogni ambizione atlantica di controllare l’Est Europa.

Gli sconfitti sarebbero due. Anzitutto gli Stati Uniti che, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, per trent’anni hanno potuto allargare la propria sfera d’influenza oltre la vecchia cortina di ferro; dall’altro l’Unione Europa, che vedrebbe coincidere i propri confini con quelli della Nato e non potrebbe includere altri stati del Vecchio Continente nel progetto comunitario, fondato sul mercato unico e sulla condivisione dei valori democratici ereditati dagli Alleati dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Cosa succede dopo

La Nato dovrà limitarsi a rafforzare le proprie linee di difesa e sarà costretta a negoziare con il Cremlino ogni ulteriore intervento, come la costruzione di piattaforme missilistiche o nuovi presidi militari, negli stati membri posti lungo i confini del fronte orientale (Polonia e paesi Baltici). Sotto la minaccia moscovita di un intervento armato, l’alleanza atlantica non potrà fare altro che arretrare e ridurre il proprio potere negoziale sul tavolo delle trattative, a meno che non decida di far saltare il tavolo e rispondere con le armi innescando un terzo conflitto mondiale.

Si tratta, ovviamente, dello scenario più inverosimile, perché intervenire in un conflitto armato significa legittimare il ricorso agli ordigni nucleari. A quel punto, piuttosto che scatenare guerre su vasta scala dagli esiti apocalittici, l’Occidente preferirà abbassare la testa e fare di tutto per spostare il conflitto su un piano “asimmetrico”, non violento e non autodistruttivo.

La cyber Guerra Fredda

La strada percorribile da qui ai prossimi mesi resta quella delle sanzioni. Nato e Ue cercheranno di isolare la Russia dai circuiti dell’economia internazionale. Mosca a quel punto potrebbe rispondere – secondo una strategia già adottata in Ucraina – con sabotaggi tecnologici e ricatti energetici che riprodurranno un clima da cyber Guerra Fredda. Squadre di hacker specializzati potrebbero colpire i sistemi informatici dei Ministeri, delle istituzioni, delle grandi imprese private, provocando un aumento dei costi per la difesa cibernetica e un incremento dei controlli e delle attività di profilazione da parte degli Stati a scopo di sicurezza nazionale. Cortorcircuiti in grado di alimentare incertezza e paura nelle popolazioni e nelle comunità locali.

L’informatica però non sarà l’unica arma non militare a cui ricorrerà la Russia. L’altro strumento a disposizione dei servizi segreti del Cremlino sarà la disinformazione, come già sperimentato negli ultimi anni e in occasione del conflitto ucraino: il Cremlino cercherà di spaccare la Nato e creare divisioni interne all’Ue influenzando l’opinione pubblica con fake news e attività di trollaggio sui social network. Per costruire think tank nei vari paesi nemici Mosca destinerà una parte della sua spesa pubblica al finanziamento di fondazioni, partiti stranieri e movimenti anti-europeisti.

La sfida europea e americana

L’aggressione all’Ucraina rappresenta il più grave attacco ai valori occidentali dell’integrità territoriale e della democrazia compiuto negli ultimi anni. In un’analisi apparsa su “Foreign Affairs”, si legge che “la Russia sarà una presenza anarchica — a volte reale, a volte immaginaria — in ogni caso di instabilità politica europea”. Per questo la parola d’ordine nei prossimi anni da Washington a Bruxelles sarà una sola: unità.

L’Ue dovrà gestire le ondate migratorie che arriveranno dall’Est senza cedere a egoismi nazionali che incoraggino populismi e movimenti anti-sistema. Gli Stati Uniti saranno invece chiamati a scegliere il loro futuro in occasione delle elezioni del 2024. E’ la sfida decisiva per gli Usa. La vittoria di Trump o di un conservatore “trumpiano” decreterebbe infatti lo smantellamento progressivo della Nato e il ridimensionamento definitivo del ruolo degli Stati Uniti come garante di pace e democrazia nella compagine internazionale. Il tutto a vantaggio di autocrazie e regimi antiliberali. Vale a dire: Russia e Cina.

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