“Facciamoci un selfie”, la trappola di Filippone per uccidere sua moglie

Francavilla al Mare. Tratta in inganno con un selfie e poi spinta dal balcone, è quanto emerso dalle ultime indagini sul decesso di Marina Agrilli, di 55 anni, uccisa da Fausto Filippone, il manager che dopo aver ammazzato la famiglia si è suicidato sul viadotto dell’A14. 

Un piano premeditato, elaborato da chissà quanto tempo. La trappola avrebbe avuto inizio domenica, con la scusa di acquistare una lavatrice. Poi lungo il tragitto, la sosta nell’appartamento a Chieti che di solito veniva affittato agli studenti. E infine il selfie, nonché un pretesto per far salire la donna con la scaletta trovata sul lato sinistro del balcone, risultato poi in seguito “compatibile con la traiettoria della caduta”.

A quel punto l’avrebbe spinta giù, senza pensarci due volte. All’arrivo dei soccorsi, Filippone avrebbe riferito generalità false per agevolarsi la fuga e mettere a segno il secondo delitto. Inizialmente nessuno lo incrimina. Fausto non proferisce parola e osserva il tragico evento con una certa estraneità, come se la donna che giace agonizzante sul suolo non fosse sua moglie. Il suo comportamento non desta sospetti: qualcuno, infatti, penserà che sia in un forte stato di shock.

Una teoria, quella della trappola premeditata, che escluderebbe quindi il diverbio tra i due. Dopo l’omicidio di Mariana, Filippone può tornare dalla figlia nell’abitazione a Pescara.

“Papà, ha una sorpresa per te”, dice a Ludovica che, ignara delle intenzioni del padre, sale in macchina entusiasta. Giunti sul cavalcavia del viadotto dell’A14, la prende in braccio e la lancia nel vuoto. Un volo di 30 metri, accerteranno in seguito gli inquirenti. Ludovica però muore sul colpo. Dopodiché scattano le sette ore di trattative, che si concluderanno con il suicidio dello stesso Filippone.

 

 

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