Dieci arresti e un obbligo di dimora. E’ il bilancio dell’operazione condotta questa notte dai carabinieri del Comando di Agrigento. I militari dell’Arma hanno arrestato alcuni elementi di vertice di cosche mafiose legate a Cosa nostra nell’Agrigentino e nel Palermitano.
La maggior parte degli arrestati erano stati rimessi in libertà a febbraio dopo l’imponente operazione denominata “Montagna”. L’ordine di arresto, spiccato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, è stato eseguito nel cuore della notte da oltre 100 militari, supportati da un elicottero, da unità cinofile e dallo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Sicilia. L’operazione, scaturita da attività investigative effettuate dai militari tra febbraio e maggio, ha permesso di infliggere un ulteriore colpo agli assetti di Cosa nostra nelle due province siciliane, consentendo di documentare estorsioni ai danni di 7 aziende. Durante l’azione, i militari hanno inoltre eseguito numerose perquisizioni alla ricerca di droga e armi.
Nel corso delle ultime indagini sono stati acquisiti elementi di prova sul coinvolgimento degli arrestati in estorsioni, tentate e consumate, ai danni in particolare di sette società appaltatrici di opere pubbliche di ingente valore. L’inchiesta originaria aveva già documentato l’esistenza di un nuovo mandamento, quello della “Montagna”, da cui prende il nome l’intera operazione. Il gruppo sarebbe stato formato da nel 2014 dal 37enne Francesco Fragapane (arrestato già nel corso del primo blitz), e figlio di Salvatore, ex capo provincia di Cosa nostra nell’agrigentino.
L’operazione “Montagna”, che nello scorso gennaio ha portato all’arresto di cinquantasette persone, viene ritenuta storica dagli inquirenti: per la prima volta, decine di commercianti e imprenditori della provincia per anni vittime del racket, hanno iniziato a collaborare con gli inquirenti facendo nomi e cognomi degli esattori del pizzo. Con boss di prima grandezza finiti in cella insieme a gregari e prestanomi.
LEGGI I NOMI:
- Antonino Vizzì, 63 anni di Raffadali (Agrigento), ritenuto reggente della famiglia di Raffadali;
- Vincenzo Pellitteri, 66 anni di Chiusa Sclafani (Palermo), ritenuto reggente della famiglia di Chiusa Sclafani;
- Franco D’Ugo, 52 anni di Palazzo Adriano (Palermo), ritenuto appartenente alla famiglia di Palazzo Adriano;
- Giovanni Gattuso, 62 anni di Castronovo di Sicilia (Palermo), ritenuto reggente della famiglia di Castronovo di Sicilia;
- Vincenzo Cipolla, 56 anni di San Biagio Platani (Agrigento), ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani;
- Raffaele La Rosa, 59 anni di San Biagio Platani (Agrigento), ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani;
- Raffaele Salvatore Fragapane, 40 anni di Santa Elisabetta (Agrigento), ritenuto appartenente alla famiglia di Santa Elisabetta;
- Luigi Pullara, 54 anni di Favara (Agrigento), ritenuto esponente di vertice della famiglia di Favara;
- Angelo Di Giovanni, 46 anni di Favara (Agrigento), ritenuto appartenente alla famiglia di Favara;
- Giuseppe Vella, 37 anni di Favara (Agrigento), ritenuto appartenente alla famiglia di Favara.