Sky “pezzotto”, carcere e multa: arriva la prima condanna per chi lo usa

Sky “pezzotto”, tempi duri per i furbetti della Pay tv. Carcere e multa a chi evade il canone delle tv a pagamento usando il sistema ‘card sharing’, ossia acquista i codici necessari per vedere i programmi criptati da un soggetto terzo che, in maniera fraudolenta, funge da ‘pusher’ dei codici e che li vende a più clienti a prezzi più convenienti del canone.

Lo ha deciso la Cassazione che ha condannato a quattro mesi di reclusione e duemila euro di multa un palermitano di 52 anni che vedeva Sky nella sua abitazione senza avere la relativa smart card. A farne le spese è stato Filippo I., palermitano classe 1965, condannato “per aver installato un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete Lan domestica ed internet collegato con apparato Tv e connessione all’impianto satellitare così rendendo visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card”. Tempi duri per i ‘furbetti’ del telecomando con qualunque mezzo realizzino il loro raggiro ai danni dell’emittente a pagamento.

Senza successo l’imputato si è difeso sostenendo di aver acquistato i codici di decodifica dei programmi sul web, per giustificare il fatto che durante la perquisizione a casa sua non “era mai stata rinvenuta la smart card”. Secondo la Cassazione, “correttamente” i giudici palermitani hanno emesso la condanna “evidenziando la finalità fraudolenta del mancato pagamento del canone” Sky. In particolare, la Suprema Corte spiega che il reato commesso consiste nella violazione della legge sul diritto d’autore del 1941 – art. 171 octies l.633/1941 – che nel caso affrontato dal verdetto è “pacificamente consistita nella decodificazione ad uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato e, dunque, protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso poste in essere da parte dell’emittente, senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l’elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone applicato agli utenti per l’accesso ai suddetti programmi”.

 

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