Si è svolta ieri, nell’aula 116 del Tribunale di Napoli, la requisitoria del pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, dottor Sergio Raimondi, contro l’organizzazione di falsari con base a Porta Nolana, smantellata lo scorso aprile grazie a un maxi-blitz dei carabinieri al termine di una complessa attività investigativa.
Soldi falsi per i Mazzarella, arriva la richiesta di condanna per la gang
Il processo si sta svolgendo davanti al Giudice per l’udienza preliminare, dottoressa Miranda, per i quaranta imputati che hanno optato per il rito abbreviato, scelta che potrebbe garantire loro una riduzione della pena in caso di condanna. Tra gli imputati spicca il nome di Domenico Filadoro, alias “’o cianacco”, ritenuto il capo della holding criminale.
Il collegio difensivo, composto dagli avvocati Luigi Poziello, Angelo De Falco, Sabato Graziano, Domenico Dello Iacono, Mario Bruno, Tiziana De Masi, Antonella Senatore, Antonio Iavarone, Andrea Fabozzo, Fiorella Fabozzo, Carlo De Pascale, Francesco Armentano e Cesare Amodio, cercherà nelle prossime udienze — fissate per il 16 aprile, 9 maggio e 22 maggio — di smontare il mosaico indiziario costruito dalla procura.
Le indagini, condotte dal Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, avevano monitorato 24 ore su 24 l’attività del gruppo grazie a microspie e telecamere nascoste in vari luoghi strategici, tra cui un’abitazione in vico Vetriera Vecchia 21 e un bar sospetto in piazza Garibaldi. L’attività investigativa aveva rivelato la vendita di euro falsi in Italia e all’estero, organizzata da Filadoro con la collaborazione di Luigi Castiello e Ciro Di Napoli, detto “’o presidente”.
A Filadoro è stata contestata anche l’aggravante camorristica per i presunti legami con il clan Mazzarella, in particolare con Ciro Mazzarella, capozona del Mercato. Tali connessioni erano emerse in alcune intercettazioni, in cui Filadoro esprimeva preoccupazione per i rapporti con il successore del capoclan arrestato a dicembre 2022.
Un contributo significativo alle prove è arrivato anche dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico Autiero, che già anni fa aveva parlato di una rete dedita alla vendita di denaro contraffatto. Le indagini hanno portato al sequestro di valuta falsificata per un valore nominale di oltre 200.000 euro e all’arresto di sette acquirenti, tra cui tre cittadini francesi.
L’organizzazione era strutturata in ruoli ben definiti: capo promotore, organizzatori, custodi, corrieri, vedette e persino un addetto alle pulizie del basso terraneo. La “rivendita” di banconote false — da 100, 50 e 20 euro — era operativa anche di domenica, con prodotti classificati con nomi in codice come “Maradona”, “Pelé” o “B&B”, banconote che, per qualità, sarebbero riuscite a trarre in inganno chiunque.