Sputtanapoli, lo sport nazionale. Ma dai dati Milano e Roma stanno messe peggio

Ieri Napoli era in tv. La solita Napoli. Quella dei furti, degli scippi e della guerra di camorra. Quella che ha richiesto l’intervento dell’Esercito Italiano, per intenderci. La tv nazionale, Ballarò, ha rafforzato, qualora ce ne fosse bisogno, l’immagine violenta che la terza città d’Italia tiene incollata addosso qualsiasi cosa succeda. Proprio mentre, in contemporanea, Le Iene su Italia 1 mandavano in onda un servizio di Giulio Golia del clan dei Maddaloni di Scampia, la palestra che ha riscattato decine di ragazzi e figli di boss dalla strada. Due Napoli diverse. Due rappresentazioni diverse della città.

f_b 2016-02-24 alle 11.56.38 Nella prima, a rimorchio, il conduttore Massimo Giannini ha intervistato anche un pezzo della vecchia politica. Antonio Bassolino (insieme alla Ciarambino). Nella seconda, Giulio Golia, invece, una mamma che sognava di vedere il figlio judoka alle prossime Olimpiadi. Il vecchio e il nuovo a confronto. In mezzo a questi due modelli opposti della Napoli televisiva, ci sono poi i dati, quelli che non puoi fare fessi perché sono numeri e non ammettono opinioni. Secondo il grafico mandato in onda dallo stesso Ballarò, i furti e le rapine a Napoli si fermano a 3,6, contro i 5,3 di Roma e gli 8 di Milano ogni 100mila abitanti. Incoraggianti anche i dati dei reati legati agli stupefacenti (traffico, spaccio, detenzione). Napoli è all’89 contro i 101, 5 di Roma e i 101 di Milano. Secondo posto solo in materia di estorsioni (dato inequivocabilmente legato alla presenza radicata della criminalità organizzata). 23, 6 contro i 25 di Milano e i 12 di Roma.

I dati, ovviamente, vanno presi con le pinze. Possono essere letti in tanti modi. Non si parla dei reati non accertati o non denunciati. Un “sommerso” criminale che sicuramente è forte alle nostre latitudini. Però, se prendiamo questi numeri con beneficio di inventario, emerge di sicuro un’immagine di Napoli meno violenta di quella che ci propinano i media e le serie tv stile Gomorra. Sputtanapoli, lo sport nazionale, non poggia poi su basi tanto solide. A Napoli il tasso di delinquenza è meno elevato di quello che si pensa, o comunque non più elevato di quello presente in altre realtà metropolitane come Roma e Milano. Poi c’è la camorra, certo. Il nostro stigma, quello che nessuno ci toglie e che conquista ogni giorno le pagine nazionali.

Così, quello che effettivamente emerge, rispetto ai reati comuni, e che effettivamente differenzia Napoli dalle altre città, è un’altra cosa: la percezione della sicurezza nel comune cittadino o nel turista. L’idea di poter scendere in strada e finire dentro una sparatoria, o di girare nei quartieri storici col terrore che un centauro ti sfili a folle velocità una borsa. Ecco, forse è questo che a Napoli cambia davvero. Per il resto, Sputtanapoli è solo un esercizio retorico, una speculazione mediatica che fa click e telespettatori, un alibi razzista per le coscienze di Governi e Settentrione, il pretesto per poter dire e ripetere, come un mantra, all’infinito: “Vedete? Siete sempre uguali. Non cambierete mai”. Con buona pace di Clementino.

 

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