Si prevede una stretta energetica già dal prossimo ottobre per far fronte all’ondata dei rincari. I termosifoni saranno abbassati di un grado – da 20 a 19 – e tenuti accesi un’ora in meno, sia negli edifici pubblici che in quelli privati con i riscaldamenti centralizzati. Tra le ipotesi anche quella di ritardarne l’accensione direttamente a novembre.
Stretta energetica in arrivo, termosifoni giù di un grado e accensione a novembre
A confermare questa svolta il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, nel corso il Consiglio dei Ministri tenuto a Palazzo Chigi. La stretta sui riscaldamenti dovrebbe diventare ufficiale nei prossimi giorni con un decreto ministeriale. Nessun accenno, al momento, allo smart working e alla riduzione dell’illuminazione per negozi e strade pubbliche. Restano però ancora in piedi i tre scenari da far scattare in proporzione alla riduzione delle forniture dalla Russia. Nel caso peggiore, è prevista la chiusura dei negozi alle 19 e dei locali alle 23 con una diminuzione del 40 % della pubblica illuminazione. Un lockdown energetico che ci farebbe ripiombare nei mesi più bui dell’emergenza Covid.
Le previsioni di risparmio
Il presidente di Una, Gilberto Dialuce, in un’intervista al Corriere della Sera, ha previsto che già con le misure in cantiere e una stretta sui riscaldamenti, è possibile ridurre di 2,7 miliardi di metri cubi il consumo di gas in pochi mesi. Se si ritardasse l’accensione dei caloriferi a novembre e si anticipasse di una settimana a marzo lo spegnimento si potrebbero guadagnare altre centinaia di milioni. Nuove proposte di contrasto ai rincari stanno maturando anche a Bruxelles, dove tiene banco l’ipotesi di imporre un tetto europeo al prezzo del gas per frenare i fenomeni speculativi. Una mossa necessaria per salvare molte imprese e tutelare le famiglie. Gli effetti della crisi si stanno già ripercuotendo sull’economia, con negozi e aziende costrette a chiudere.