Arriva la stretta sul reddito di cittadinanza. Se il percettore rifiuta un’offerta congrua da un datore di lavoro privato rientra nel calcolo dei rifiuti che possono costare la perdita del beneficio.
Lo prevede un emendamento presentato dal centrodestra al dl aiuti approvato dalle commissioni della Camera con il voto contrario del M5s.
Reddito di cittadinanza: arriva la stretta
Da questo momento in poi dunque si cambia: non varranno solo i rifiuti di offerte di lavoro del Centro per l’impiego per far perdere il sussidio ma anche se si dice no alla chiamata diretta di un datore di lavoro privato. Il datore di lavoro privato comunica quindi il rifiuto al centro per l’impiego ai fini della decadenza.
La definizione di offerta congrua, in base al Jobs Act “decretone” sul reddito di cittadinanza, prevede che il posto rispetti le competenze e le esperienze dichiarate nel Patto per il lavoro dal beneficiario.
Secondo le ultime prescrizioni, la prima offerta va considerata congrua se entro 80 chilometri dalla residenza mentre a partire dalla seconda, a patto che sia a tempo indeterminato, non c’è più alcun limite di distanza.
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