Gli stupri sarebbero avvenuti in diretta, durante videochiamate o registrati col telefonino – e poi diffusi – dagli esecutori materiali delle violenze. È un dettaglio agghiacciante, quello emerso dalla conferenza stampa tenutasi, questa mattina, presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord, ad Aversa, dopo che nella notte sono state eseguite ordinanze cautelari nei confronti di 9 indagati, ritenuti responsabili degli stupri ai danni delle due cuginette al Parco Verde di Caivano.
Stupro a Caivano, le violenze in videochiamata: diversi i luoghi dell’orrore
Sarebbero 6 se non 7 gli episodi di violenza accertati consumatisi tra l’ex centro sportivo in disuso di viale Necropoli, il Delphinia, e altri luoghi della 167, tra cui un campetto sportivo e in due capanelle presenti nella villa comunale. Le vittime, che hanno 10 e 12 anni, sarebbero state minacciate, picchiate e derise dai loro aguzzini, quasi tutti minorenni, eccetto due.
Tre di loro hanno 14 anni, uno ha 15 anni, e un altro ancora ne ha 16. Soltanto due hanno 18 anni, quest’ultimi raggiunti da un ordine di arresto. Uno dei maggiorenni era, all’epoca dei fatti, ancora minorenne.
Quando sono avvenute
Le violenze si sarebbero verificate verosimilmente ad agosto. Ma le indagini sono scattate in seguito alla denuncia del padre di una bimba e della mamma dell’altra, i quali erano stati messi al corrente degli stupri dal fratello di una delle vittime che aveva ricevuto un messaggio anonimo sul proprio telefonino, il cui contenuto faceva riferimento alle violenze perpetrate ai danni delle bambine.
Subito le piccole erano state ascoltate dai militari dell’Arma e, su ordine della Procura, disposta la messa in protezione per loro. Agli inquirenti le bambine avevano raccontato le violenze che erano costrette a subire, le minacce, le frasi ingiuriose che gli venivano rivolte e gli epiteti indicibili con cui venivano definite dal gruppetto.
Dal loro racconto sono emersi fino ad oggi fatti, dettagli e descrizioni ritenute attendibili dagli investigatori, anche relativi ai ruoli che ciascun indagato aveva assunto durante le violenze. Determinante anche il riconoscimento da parte delle vittime dei volti dei loro aguzzini.
Nella prima fase delle indagini, sono stati sequestrati decine di telefonini in uso degli indagati e dalle analisi, anche dei video, è emerso uno scenario che gli inquirenti non hanno esitato a definire “sistema”.
La reazione delle famiglie
A qualche ora di distanza dai risvolti delle indagini di Caivano, sono arrivate – attraverso gli avvocati Angelo Pisani e Antonella Esposito – le reazioni della famiglia di una delle bambine vittime delle violenze che esprime “soddisfazione per l’impegno e la prima risposta della magistratura alla denuncia delle vittime” e chiede ora “di tutelare e salvare le loro famiglie e soprattutto la madre dei bambini, già messi in sicurezza”.