“La verità negli atti è un’altra e noi siamo certi di poterlo dimostrare. Nell’ordinanza c’è solo la versione della ragazza, che presenta tante lacune e contraddizioni. Ma non possiamo dire altro per il momento”. A parlare è l’avvocato dei due arrestati per lo stupro di Catania. Monica Consoli assiste due dei giovani in carcere per lo stupro di gruppo ai danni di una 19enne statunitense: Agatino S. e Roberto M., quest’ultimo assieme al penalista Luigi Zinno. I legali dei tre indagati – Salvatore C. è assistito dall’avvocato Maria Luisa Ferrari – stanno valutando il ricorso al Tribunale del riesame. “Abbiamo tempo fino a domenica – conferma l’avvocato Monica Consoli – dobbiamo studiare meglio il caso, ma le carte dell’inchiesta ci ‘chiedono’ di farlo”.
I tre sono accusati di averla violentata a turno dentro un’auto, riprendendo col telefonino le fasi della violenza. Il mattino seguente le avrebbero inviato il video sul suo profilo social, invitandola a un nuovo incontro. Dei tre fermati da carabinieri solo Salvatore C. si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Gli altri due, davanti al Gip, hanno sostenuto che la 19enne “ci stava”, era consenziente ed era “tranquilla”, pur ammettendo che “era un poco brilla”. Per il Gip, però, le dichiarazioni degli accusati sono “ampiamente smentite”. A conferma di ciò ci sono le richieste di aiuto inascoltate della giovane come testimoniano alcuni vocali su Whatsapp inviati ad un amico.
Nel frattempo la Procura di Catania ha richiesto e ottenuto dal Gip Simona Ragazzi un incidente probatorio con la deposizione della stessa 19enne americana che dovrebbe nei prossimi mesi tornare appositamente in Italia dopo essere volata a casa negli Stati Uniti probabilmente con la volontà di dimenticare quanto subito.
I tre la sera della violenza, dopo averle offerto qualche drink, l’hanno convinta a spostarsi in un altro bar della zona e poi, una volta in strada, l’hanno costretta a salire con violenza sul sedile posteriore di un’auto e sono andati via fino a raggiungere un posto isolato del lungomare, vicino piazza Europa. Lì i tre hanno abusato a turno della vittima, riprendendo le fasi della violenza con i loro telefonini. Uno di loro l’ha bloccata mentre stava chiamando il 112 per lanciare l’allarme. Il giorno dopo la vittima, al telefono, ha raccontato tutto alla madre e alla sorella che l’hanno spinta a denunciare.
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